Pier Francesco De Robertis
Cronaca

Omicidio stradale, lezione americana

Il direttore de La Nazione risponde ai lettori

Pier Francesco De Robertis, direttore de La Nazione

Firenze, 29 settembre 2015 - Caro direttore, ho letto la notizia della pena variabile da un minimo di 42 anni fino all’ergastolo, come previsto dalle leggi Usa, nei confronti di un folle al volante che a Los Angeles ha investito e ucciso una turista italiana in luna di miele. Condanna senza sconti e pena certa. Simulando lo stesso reato, cosa sarebbe accaduto, con le nostre leggi vigenti, a un automobilista italiano?

Fabio Baldi

CARO BALDI, lei tocca un punto dolente del nostro ordinamento, che è quello delle tante morti su strada che restano senza una effettiva punizione del colpevole, colpevole che anche quando viene individuato non è punito come si deve. E’ la famosa battaglia sull’omicidio stradale che qualche mese fa La Nazione ha combattuto, e che ha portato il nostro giornale a tener vivo un dibattito su un tema che in Italia trova dignità solo quando accadono le tragedie salvo venire retrocesso nelle seconde linee dell’informazione in attesa della prossima sciagura. Gli americani sono invece diversi, beati loro, e su temi come questi non ammettono indulgenze. Da noi un caso a quel modo sarebbe finito in niente, a meno che un giudice non fosse stato in grado di dimostrare la volontà precisa e premeditata di uccidere da parte di chi ha compiuto il gesto. Evenienza impossibile, perché anche nel caso di guida in stato di ebbrezza o di uso di droghe è sempre escluso il dolo, figuriamoci la premeditazione.

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