Mauro Avellini
Cronaca

L’ultimo iPhone e i valori veri

Il Vicedirettore de La Nazione risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Firenze, 3 ottobre 2014 - GENTILE DIRETTORE, ​ma cosa chiedono le migliaia di giovani che protestano in piazza a Hong Kong? Non è stata quella per decenni la capitale delle nuove tecnologie? E non è oggi la Cina – che l’ha gradualmente inglobata – il Paese emergente per eccellenza? Evidentemente anche fuori del nostro vituperato Paese non è tutt’oro quello che luccica. Piera De Renzis, via mail

L’UNICO linguaggio universale, che però diventa spesso una prigione, è quello del mercato. Le file per l’iPhone 6 sono uguali dappertutto, in mutande, col velo, in ciabatte o in giacca e cravatta. Convinti di aver raggiunto una libertà virtuale illimitata, tante persone, come i milioni che sono scesi in piazza nella opulenta Hong Kong, si accorgono all’improvviso di esser privi dei diritti fondamentali, compreso quello di potersi scegliere il capo del governo. In Turchia, che pure fa parte della Nato e veste all’occidentale, il sempre meno moderato presidente islamico Erdogan ha improvvisamente vietato a scuola tatuaggi, piercing, capelli tinti, make-up per le fanciulle, barba e baffi per i ragazzi. L’hanno votato e ora se ne pentono. A un’identica opportunità economica, scientifica o tecnologica dovrebbe corrispondere negli Stati uno stesso livello di libertà individuali. Se non succede non bisogna più stringere mani e fare affari, ma stigmatizzare, denunciare, isolare. Senza lasciar soli gli studenti in piazza. Sarebbe questo il vero progresso.