
Domenico Guarino durante la presentazione del libro (New Press Photo)
Firenze, 10 luglio 2021 – Se la vita è come un arcobaleno, Domenico Guarino nel suo ultimo libro ‘Radici’ ne descrive con maestria tutti i colori, i toni e le sfumature. Realizzando una di quelle opere che ha il raro pregio di condurre il lettore alla scoperta della parte più autentica, e troppo spesso dimenticata, di se stessi. Intenso, ammaliante, poetico: in questo suo ultimo lavoro dal ritmo delicato e a tratti nostalgico e anche ironico, l’autore mette al centro la forza e la fragilità della vita e dei sentimenti, con lo stupore e la bellezza di pagine che intrecciano storia e presente, raccontando il passato e insieme di ricordi, domande e valori sempre attuali.
‘Radici’ (Edizioni Effigi), è stato presentato dal giornalista e scrittore Guarino al caffè letterario Il Conventino di Firenze, nell’incontro introdotto dalla direttrice de ‘La Nazione’, Agnese Pini. La prossima presentazione sarà giovedì 15 luglio alle ore 19 al Parco d’Arte Pazzagli a Rovezzano.
Il libro è diviso in 8 racconti e 11 ‘cantate’, e racconta di quello che siamo, e siamo stati. Dei nostri desideri, delle nostre ansie, di quello che abbiamo cercato, di cosa saremo dopo la morte, quando tutto sembrerà perso. Stabilire un contatto con se stessi alla ricerca delle proprie radici, di quello che i millenni, scavando nell’eternità, hanno condotto intatto per ciascuno di noi, nelle nostre esistenze quotidiane. Cosa ci porta ad amare e chi? E perché odiamo? Cosa ci allontana dai luoghi, cosa ci trattiene, e dove tendiamo? “Radici” è un viaggio attraverso una vita e le sue contraddizioni. Una, singolare, non replicabile. Che però dice. Mettendosi alla ricerca del cammino, e volgendo lo sguardo lungo la prospettiva dell’oblio per riscattarne il senso. Sedendosi sul bordo del precipizio per ascoltare le voci che risuonano dalle profondità e dai recessi dei vissuti propri ed altrui.
Domenico Guarino, come nasce l’idea di 'Radici'?
“Dalla volontà di raccontare le mie radici, sia dal punto di vista familiare che sentimentale, politico, geografico. È una raccolta di racconti e di liriche e nasce durante il lockdown, quando tutti noi siamo stati messi di fronte a un tempo sospeso, che è stata un’occasione anche per ripensare al significato della vita. Un momento per farsi le grandi domande: cos’è la vita, cos’è la morte, il rapporto con l’universo. Da giornalista mi sembra che, in generale, in questo periodo segnato dalla pandemia, si stata fatta soprattutto una riflessione sulla morte. Abbiamo parlato tanto di morte, di malattia e ancora ne stiamo parlando. E si è persa invece una grande occasione, secondo me, di parlare della vita. La morte c’è perché c’è la vita, ma se non viviamo è come vivere la morte sempre. Bisogna dare significato alla vita e questo significa valorizzarla, altrimenti è pura sopravvivenza”.
Radici sarebbe nato lo stesso senza il lockdown?
“Sarebbe nato lo stesso perché sono riflessioni che sto portando avanti da tempo. Le liriche sono state tutte scritte in questi mesi, mentre alcuni spunti dei racconti erano già presenti in forma di ipotesi narrativa. Chiaramente poi, sia il tempo a disposizione che le riflessioni che la pandemia ha stimolato, hanno fatto sì che nascesse nel periodo del lockdown”.
Come descriverebbe questo suo ultimo lavoro?
“È un libro che è un po’ come la vita, ricco di toni: si va dal leggero allo scherzoso, dall’ironico al riflessivo. C’è una lettera a mio padre che è scomparso da poco. Ma non è solamente un libro di riflessioni molto profonde, ma si cerca anche di fare riflessioni profonde attraverso toni leggeri, raccontando ad esempio le mie radici geografiche, del sud”.
A chi si rivolge in modo particolare questo libro?
“È un libro, questo, dedicato alle mie figlie, che tocca tutti, perché dentro ci sono le domande che ci facciamo tutti. Come scrivo nelle note ‘La vita parla se tu sei disposto ad ascoltarla’. È chiaramente rivolto a tutti ma coglierà l’interesse di chi ha voglia di farsi delle domande. Naturalmente è un libro personale, sono le mie domande e le mie risposte. Ma volevo che stimolasse delle domande e delle risposte anche nel lettore. E devo dire che dai commenti che ho ricevuto, e sto ricevendo, dalle persone che l’hanno letto, sono molto soddisfatto.”
Il commento più bello ricevuto dai lettori?
“Mi dicono: sei riuscito a fare quelle domande che anche io vorrei farmi, sei riuscito a scrivere delle cose su cui anche io avrei voluto riflettere. Nel libro c’è una lettera a mio padre e una mia amica proprio ieri mi ha scritto: “A mio padre non scriverei mai perché è stato completamente assente”. Le ho detto che, in ogni caso, porti dentro di te i suoi geni: quindi anche nell’assenza, prima o poi una lettera a tua padre la scriverai. Perchè così è la vita”.