TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

Addio Lina, che avevi le chiavi di Firenze

L’ultima intervista della Wertmüller a ’Luce!’. Le sue riflessioni: "Non esiste donna o uomo, ma esiste il talento o il non talento"

La regista Lina Wertmüller, morta ieri a 93 anni

Firenze, 10 dicembre 2021 -  «Nell’arte non esiste donna o uomo, ma esiste talento o non talento". Ipse dixit la signora dai capelli candidi e dagli occhiali bianchi che risponde al nome di Arcangela Felice Assunta Wertmüller von Elgg Spañol von Braueich. L’ultima intervista che ha rilasciato è stata noi, a ’Luce!’," il progetto editoriale di Quotidiano Nazionale che racconta una società fluida e in costante evoluzione. Lina Wertmüller è stata ancora una volta la donna giusta al momento giusto per testimoniare la nuova iniziativa. Chi meglio di lei? E’ entrata nella storia facendosi chiamare semplicemente Lina: il 22 settembre 2018 era stata premiata con le Chiavi della Città assieme a un’altra grande donna di spettacolo, Franca Valeri. Con Pasqualino Settebellezze era stata la prima donna a ottenere una nomination agli Oscar come miglior regista. Alle domande aveva risposto con fatica, ma lucidissima. Ne riproponiamo alcune. Signora Wertmuller: lei ha rotto ogni tabù contro il politicamente corretto. Sente questa responsabilità? "No. Perché non ho mai pensato alle conseguenze, l’ho fatto e basta". Si parla di qualifiche al femminile, sindaca, assessora lei che pensa? "Non è quello l’importante ma è il senso della parola. Ed è più importante l’intelligenza vera". Da cosa è nata la passione per la regia? "È lo spettacolo in generale che mi ha sempre affascinato, e con i miei film non ho mai voluto dimostrare niente". Ma far riflettere con le commedie, non è da tutti. "Io non mi sono mai posta la domanda mi sono sempre abbandonata con piacere alle risposte". Regista straordinaria e prima donna a essere candidata all’Oscar nel 1977: come ricorda quel momento? "Con grande gioia, mi accompagnò Giancarlo Giannini e ci divertimmo tanto". Da bambina che lavoro sognava? "Quello che faccio tutt’ora". Le piaceva andare a scuola e imparare? "Mi viene da ridere perché le dico solo che sono stata cacciata da undici scuole. Ero una pessima alunna, una vera Gian Burrasca". Come è nato il suo look anti tabù? "Se con look intende i miei occhiali bianchi, mi hanno sempre dato un senso d’estate, e sul capello corto le dico: sono sempre stata un maschiaccio". L’amicizia è? "Una cosa preziosa. Che conta forse anche più dell’amore". Le donne di questo secolo sono? "Più indipendenti". Si è mai sentita discriminata? "Mai e in nessun modo". Ciao Lina che hai le chiavi di Firenze: sapere di averti perso è una nausea leggera e persistente.