Arezzo, 25 gennaio 2025 – L’Istituto del Nastro Azzurro di Arezzo celebra il Giorno della Memoria 2025. La ricorrenza di lunedì 27 gennaio rinnoverà l’occasione per commemorare le vittime dell’olocausto e, soprattutto, per ricordare l’importanza di affermare tolleranza, accettazione del diverso, comprensione e apertura verso gli altri come valori fondanti in ogni relazione, con l’ente aretino che sarà presente con il proprio stemma araldico alle varie celebrazioni promosse sul territorio provinciale. La volontà dell’Istituto del Nastro Azzurro sarà di rendere un doveroso omaggio al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti, ricordando il loro sacrificio e il loro silenzioso eroismo che sono stati riconosciuti dal conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare all’Internato Ignoto.
La giornata configurerà anche un’occasione per ricordare la resistenza senz’armi condotta dagli oltre seicentomila militari internati all’interno dei campi di concentramento, delle fabbriche di guerra o dei campi di lavoro, dove oltre quarantamila persone persero la vita, uccisi dalle armi dei carcerieri, dalle malattie, dalla denutrizione e dalle sevizie. Tra questi, furono centinaia anche gli aretini che non fecero mai ritorno sul loro territorio, che vennero sepolti nei cimiteri di guerra o che furono dispersi, dimostrando in molti casi il coraggio di rifiutare l’adesione al ricostituito regime fascista che avrebbe permesso loro di ottenere la liberà e il rientro a casa. Tra le attività dell’Istituto del Nastro Azzurro rientra proprio la ricerca storica per custodire la memoria di queste vicende e per trasmettere le gesta di coraggio verso la Patria alle giovani generazioni. In quest’ottica, in occasione del Giorno della Memoria, l’ente invita i cittadini a trasmettere scritti, documenti, lettere, testimonianze o foto riguardanti i loro familiari internati e deportati che verranno poi raccolte e pubblicate per mantenerne il ricordo, prestando il proprio servizio per le richieste di conferimento delle Medaglie d’Onore alla memoria degli stessi internati. Il materiale potrà essere inviato alla mail [email protected]. «La Medaglia d’Onore - ricorda il cavalier Stefano Mangiavacchi, presidente dell’Istituto del Nastro Azzurro di Arezzo, - viene concessa a tutti i cittadini italiani civili e militari e, se deceduti, ai loro familiari, che dopo l’8 settembre del 1943 furono catturati e detenuti dai tedeschi e non accettarono l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana o alle formazioni delle S.S.».
La volontà, dunque, è di andare a valorizzare il coraggioso ed eroico contributo dei militari internati a causa della brutalità nazista. L’Istituto del Nastro Azzurro, ad esempio, già ha l’onore di rappresentare personalità quali il generale Ludovico Castellani (decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare che l’8 settembre, tenendo fede al giuramento prestato, diresse personalmente la resistenza contro i tedeschi a Tarvisio dove fu fatto prigioniero dopo una lotta impari e fu poi deportato in Germania) o il tenente cappellano padre Antonio Ghezzi (decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare che seguì volontariamente i militari del suo reparto nell’internamento in Polonia, difendendoli con coraggio per alleviare le crudeltà, prestando la sua opera di assistenza e morendo in prigionia a causa di una malattia contratta nel corso del servizio). Il Giorno della Memoria, di conseguenza, rappresenterà proprio un’occasione per mantenere vivi il ricordo e le testimonianze anche dei militari internati che furono importanti nel riscatto della Patria in uno dei periodi più cupi e dolorosi della storia. “Militare fatto prigioniero o civile perseguitato per ragioni politiche o razziali”, riporta la motivazione della Medaglia d’Oro concessa all’Internato Ignoto il 19 novembre 1997, “internato in campi di concentramento in condizioni di vita inumane, sottoposto a torture di ogni sorta, a lusinghe per convincerlo a collaborare con il nemico, non cedette mai, non ebbe incertezze, non scese a compromesso alcuno; per rimanere fedele all’onore di militare e di uomo, scelse eroicamente la terribile lenta agonia di fame, di stenti, di inenarrabili sofferenze fisiche e soprattutto morali. Mai vinto e sempre coraggiosamente determinato, non venne meno ai suoi doveri nella consapevolezza che solo così la sua Patria un giorno avrebbe riacquistato la propria dignità di nazione libera. A memoria di tutti gli internati il cui nome si è dissolto, ma il cui valore ancora oggi è esempio di redenzione per l’Italia”.