Livorno, 2 settembre 2024 – Una maxi operazione del comando provinciale dei carabinieri di Livorno ha consentito di scoprire un maxi traffico di droga che interessava diverse province in Toscana e Liguria, per un giro d’affari stimato in sette mesi di circa 150mila euro.
Da stamani i militari stanno eseguendo diverse misure cautelari nei confronti di 15 soggetti, 6 italiani e 9 extracomunitari (otto tunisini e un marocchino), tutti di età compresa tra i 26 e i 67 anni, ritenuti responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di traffico, importazione dal Perù e dalla Spagna e spaccio di sostanze stupefacenti tra cui hashish, cocaina, eroina, metadone nonché mescalina e kratom. Nove sono finiti in carcere, uno ai domiciliari, per cinque soggetti è scattato il divieto di dimora nel comune di Livorno.
L’indagine, denominata “Mexal”, è partita da una segnalazione della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga relativa al sequestro operato in Francia nel 2023 di un pacco proveniente dal Perù contenente mescalina e indirizzato ad una donna di Rosignano Marittimo. Le sostanze, tra cui il kratom, venivano importate tramite spedizioni internazionali a seguito dell’acquisto tramite criptovalute sul darkweb/Telegram ovvero attraverso viaggi effettuati personalmente da uno dei principali indagati.
Il lavoro di indagine svolto insieme alle forze di polizia francesi, peruviane, spagnole, ceche, e tunisine e le intercettazioni ambientali e telefoniche hanno permesso di ricostruire l’attività di narcotraffico.
Alla fine il totale della droga sequestrata è di 52 chili tra hashish e cocaina, oltre due chili di mescalina e 91 grammi di kratom.
Il gergo degli spacciatori
La fiorente attività di spaccio avveniva tra Piombino, Castiglione della Pescaia e nelle province di Pisa e La Spezia. Spaccio che avveniva soprattutto per contatto telefonico. Il gergo usato era fantasioso e diretto a evitare intercettazioni. Per esempio la droga in generale era chiamata “aperitivo” o “frutta”, l’eroina diventava “uva nera” e la cocaina “uva bianca”, il metadone era “plastica” o “vetro” a seconda della confezione. E i “clienti” davano anche i loro riscontri sulla qualità dello stupefacente che, quando ritenuto scadente, diventava “frutta marcia”.
Per individuare i panetti si faceva riferimento a “Mario” o al “gioco”, con riferimento a una partita di hashish con su impressa l’immagine di un noto videogioco.
Uno dei principali indagati, un 38enne di Castiglioncello, imprenditore del settore alimentare, in diverse occasioni si era rifornito di mescalina e kratom dal Perù, acquistata tramite criptovalute sul darkweb e su Telegram e anche attraverso viaggi effettuati di persona.