REDAZIONE CRONACA

La morte di Luana. "Sicurezza, no ad accuse indiscriminate. Risparmiare sarebbe inumano"

L’intervento di Maurizio Sarti, presidente della sezione moda di Confindustria Toscana Nord: "Formazione per migliaia di lavoratori"

Luana D'Orazio

Luana D'Orazio

Prato, 9 maggio 2021 -  Dopo lo sciopero generale dei sindacati, il presidio in piazza delle Carceri contro la piaga delle ‘morti bianche’ e il vertice in prefettura alla presenza del ministro Orlando, continua ad alimentarsi il dibattito in città e nel distretto sul tema della sicurezza sul lavoro. A intervenire è il presidente di Sistema Moda di Confindustria Toscana Nord (la sezione che comprende tessile, calzatura e abbigliamento), Maurizio Sarti. Lo fa con una lettera inviata a tutti i tessili di Prato, toccando il tema degli infortuni mortali ma soffermandosi anche sulla reputazione a livello nazionale del nostro distretto.

«Nel giro di tre mesi due giovani operai hanno perso la vita nel distretto pratese: eventi tragici che toccano tutti noi nel profondo, che commuovono e sconcertano» scrive Sarti. «Eventi che provocano un senso di sconforto e di inutilità, come se tutto quello che negli anni abbiamo fatto per la sicurezza sul lavoro non fosse servito, quando invece è grazie all’impegno di tutti noi se gli infortuni si sono drasticamente ridotti. Fino a quando ci sarà anche un solo infortunio, comunque, dobbiamo continuare a insistere sulla strada intrapresa: massima attenzione agli adempimenti su assetti delle macchine, procedure e naturalmente formazione. Per quanto a mia conoscenza, le aziende socie di Confindustria Toscana Nord tutte queste cose le fanno».

Dopo avere ribadito l’impegno degli industriali, Sarti poi sposta l’attenzione sul tema della formazione. «Confindustria è a disposizione per ogni necessità relativa alla sicurezza» prosegue. «Citavo la formazione: nel 2019 la sola nostra associazione con la sua società di servizi ha formato a Prato, con corsi seri e professionali, 2.000 persone. E altre 1.700 perfino in un anno estremamente difficile come il 2020. Numeri importanti, a cui si somma l’attività di informativa, consulenza e assistenza fornita sempre da Ctn e ovviamente tutto ciò che in questi ambiti fanno altre associazioni e professionisti». Sarti ricorda quindi che «su questi temi riscontriamo un’attenzione fortissima da parte delle imprese. Oltretutto molti di noi hanno certificazioni che impegnano anche verso la sicurezza. Nonostante le nostre aziende abbiano motivo di sentirsi con la coscienza a posto, dobbiamo continuare a tenere gli occhi aperti, nei nostri stabilimenti e anche, per quanto possibile, in quelli della nostra filiera. Ho letto che il ministro Orlando si è mosso perché Prato abbia nuove risorse per potenziare i controlli: è una cosa che abbiamo chiesto anche noi tante volte. Bene se i controlli aumenteranno».

Il presidente della sezione Sistema Moda si lascia andare anche a uno sfogo: «Mi ferisce e mi irrita quando leggo che le aziende non si curerebbero della sicurezza per risparmiare denaro. Da discorsi del genere mi sento offeso sul piano umano e imprenditoriale, perché un approccio del genere sarebbe, oltre che inumano, quanto di più stupido si possa pensare ai fini aziendali. Noi tutti consideriamo la sicurezza un investimento nella qualità del lavoro e nella reputazione aziendale. Un investimento che è parte integrante del bilancio aziendale e che concorre a determinarlo: non certo un optional». Infine, la preoccupazione sulla reputazione del distretto pratese. «Dai dati Inail regionali si capisce che il tessile non è certo il settore più pericoloso, nemmeno all’interno del manifatturiero» conclude Sarti. «Gli incidenti non accadono solo a Prato: in Italia gli infortuni mortali sul lavoro sono tre al giorno. Eppure in questo vortice sembra adesso che ci sia solo il tessile pratese. Prato deve difendere la sua immagine di distretto moderno e a misura d’uomo. Adesso è l’ora del cordoglio e del ricordo di chi ha perso la vita. Ma quando sarà possibile, parleremo tutti insieme di cosa fare per salvaguardare il buon nome della nostra Prato».