Lucca, 2 giugno 2021 - In segno di riconoscenza “per aver accolto e sottratto alle persecuzioni naziste, mettendo a repentaglio la propria incolumità, Rosa Rosenthal vedova Reinhold con la figlia Lilli e il marito di questa Ugo Brandini, nel periodo maggio-settembre 1944” , il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e l’assessore Ilaria Vietina hanno consegnato la medaglia della Città a Giovanni Maffei, rappresentante della famiglia Maffei cui il riconoscimento viene dato
Nella tremenda estate del '44 infatti la famiglia Maffei, nel morianese, nascose e protesse la signora Rosa Rosenthal, ebrea, con la figlia Lilli e il marito di lei, Ugo Brandini. Erano ricercati dai nazisti, e quello fu gesto che poteva costare la tortura e la fucilazione ai Maffei, che agirono con umanità mettendo a rischio la propria vita per salvare quella della degli altri. Inoltre, nel giardino di Palazzo Orsetti, in collaborazione con l'Istituto storico della Resistenza, tre alberi storici sono stati intitolati ad altrettante donne 'giuste’. Tra loro c’è Felicia Bartolotta, vedova Impastato, madre del giovane Peppino ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Una donna dalla forza straordinaria, che non si arrese alle prime ricostruzioni riguardo alla morte del suo Peppino, che venne trovato ucciso a Cinisi. Il suo corpo era stato dilaniato e ritrovato lungo la ferrovia, e la prima ricostruzione ipotizzava si trattasse di un attentato messo in piedi dallo stesso Peppino, finito poi in tragedia. La madre Felicia, però, non si è mai arresa a questa ricostruzione dei fatti, e decisa ad arrivare in fondo alla verità, inizia a cercare le prove del coinvolgimento del boss locale. Dopo tanti anni troverà magistrati come Rocco Chinnici e Antonino Caponnetto disposti a credere che possa esserci di più in quella storia, e grazie alla testimonianza di un paio di pentiti, il vero colpevole verrà condannato all’ergastolo. Felicia Bartolotta è una delle tre donne a cui sono stati intitolati gli alberi. Le altre due sono Agnes Heller, filosofa ungherese, studiosa dei totalitarismi, costretta a lasciare il suo paese perché inossidabile voce di dissenso verso il regime comunista. E stata successivamente, fino alla sua scomparsa (2019), critica implacabile dei risorgenti nazionalismi. E Yusra Mardini, siriana cresciuta in mezzo alle violenze della guerra, in fuga nel 2015 e profuga in Germania, diviene atleta olimpionica di nuoto e attivista per i diritti dei rifugiati.
Maurizio Costanzo