Firenze, 2 agosto 2016 - S’ipotizza addirittura il cedimento della collina di San Giorgio, nella relazione firmata dai consulenti di Publiacqua e depositata in procura, nell’ambito dell’inchiesta sul crollo del lungarno Torrigiani avvenuto il 25 maggio scorso. Una ricostruzione, quella redatta dai tre tecnici, tra cui il professor Eros Aiello, che assolverebbe la partecipata e sposterebbe addirittura la responsabilità del dissesto sullo Stato e Palazzo Vecchio, tenutari della “manutenzione” della collina che avrebbe "smottato".
Condizionali obbligatori perché, la relazione commissionata da Publiacqua non è stata ancora ufficialmente resa pubblica. Ma da quanto trapela, comunque, la mancanza del terreno sotto al tubo, avrebbe portato la grossa arteria da 60 millimetri al collasso, con il conseguente allagamento del lungarno e infine lo sprofondamento del manto di asfalto e lo spanciamento della spalletta.
Le conclusioni in cui si ipotizza il dissesto idreogeologico sono state consegnate anche a Palazzo Vecchio: per ora nessuna reazione, anche se a questo punto lo «scontro» sul rimpallo di responsabilità potrebbe farsi più aspro. Ma soprattutto, la relazione di Publiacqua consegna alla città un problema di non poco conto: se davvero c’è stato uno smottamento, il problema potrebbe riproporsi.
E la Procura? Ci sono anche i consulenti del pm Gianni Tei al lavoro, i quali però, a differenza degli incaricati di Publiacqua, non hano ancora messo nero su bianco. Intanto, in lungarno Torrigiani si lavora al ripristino di uno dei luoghi più belli di Firenze.
Forse si attendono anche le mosse della Procura – al momento, nel fascicolo aperto non ci sarebbero soggetti indagati – per capire a chi spetterà pagare il conto dei danni.
Si era fatta l’ipotesi di una "donazione" da parte di Publiacqua di una cifra pari al costo dei lavori, ma questa strada sembra già tramontata. Al momento, le spese vengono attinte dalle "riserve" della Spa, ma ancora non è ancora scongiurato del tutto il “pericolo” che il conto del disastro di lungarno Torrigiani finisca nelle bollette e quindi sulle spalle degli utenti.
stefano brogioni