Arezzo, 31 dicembre 2024 – Da anni si assiste a una crescente
campagna di discredito nei confronti
delle persone che praticano
legittimamente l'attività venatoria,
spesso dipinte come insensibili o
addirittura dannose per la natura.
Questo atteggiamento, alimentato dal
fanatismo ideologico, induce molti
cacciatori, ma anche gli agricoltori, a
mantenere il silenzio su ciò che accade
durante la loro attività o davanti alle
loro case e stalle, lasciando in ombra
una grave emergenza: le predazioni
sui cani da parte dei lupi.
Ogni giorno, nel silenzio mediatico, i
lupi uccidono dei cani di proprietà, si
stima che siano a centinaia ogni anno.
Il fenomeno colpisce non solo i cani da caccia, ma anche quelli da compagnia, da guardia
e per la ricerca di tartufi. Il lupo viene spesso utilizzato come una sorta di icona dagli ambientalisti, ma la sua
crescente presenza comporta gravi conseguenze per l'equilibrio delle attività rurali, oltre a
far crescere gli introiti delle loro numerosissime associazioni.
Tra gli effetti più evidenti:
• Disincentivare la caccia, distruggendo il patrimonio faunistico.
• Rendere l'attività venatoria insostenibile, attraverso la perdita dei cani ausiliari.
• Compromettere l'allevamento estensivo, interpretato come sfruttamento animale.
• Limitare la fruizione libera delle aree naturali, favorendo il cosiddetto "rewilding".
• Imposizione di visite guidate organizzate da associazioni ambientaliste o enti parco. Tra le molte vittime di questa emergenza figura Mukky, un Deutscher Jagdterrier di sei
anni di proprietà di Luca Lazzerini, un cacciatore di Loro Ciuffenna (AR).
Il 30 novembre scorso Luca e Mukky erano usciti presto per una battuta di caccia, un
momento di passione condivisa.
Mukky, protetto da un giubbotto anti-cinghiale e monitorato con un collare GPS, era pronto
per una giornata di lavoro.
Pochi minuti dopo l'inizio della caccia, il segnale
GPS si è fermato. Luca ha raggiunto
rapidamente il luogo indicato, trovandovi solo i
resti di Mukky, vittima di un attacco predatorio
da parte dei lupi. Il dolore per la perdita del suo
compagno fedele si è accompagnato alla
frustrazione per la mancanza di solidarietà
verso i cacciatori e i loro ausiliari.
Le prede naturali del lupo vengono spinte
sempre di più verso i centri abitati, così i lupi
paradossalmente possono nutrirsi di cani nelle
aree boscate e di ungulati nei centri abitati.
Proprio a Loro Ciuffenna, nei mesi scorsi, un daino inseguito dai lupi si è gettato dal ponte
simbolo del paese, trovando la morte sulle rocce sottostanti. Episodi simili sono avvenuti
nei giorni scorsi anche ad Arezzo, dove un cinghiale è stato sbranato in periferia, tra le
case. Questa è solo una delle centinaia di storie, tristemente simili, che accadono in tutta Italia,
come testimonia Valentina Calderoni, educatrice cinofila ed amministratrice di “Attenti al
lupo”, un gruppo che da anni raccoglie dati sulle predazioni subite dai cani di tutte le razze
e tipologie.
“Negli ultimi due anni i casi risaputi di cani attaccati e predati dai lupi hanno
superato il numero di 400 unità. Un dato però sottostimato, che ancora non rende
l’idea della vastità di un fenomeno ben più esteso. Occorre denunciare e segnalare
le predazioni per contrastare i continui tentativi di minimizzare il problema da parte
di chi sa bene che i cani sono l’ago della bilancia dell’accettazione del lupo da parte
dell’opinione pubblica cittadina, quella che ancora oggi non sa cosa sta
accadendo.”
Questo fenomeno richiede attenzione immediata da parte delle istituzioni e dei media, per
garantire la sicurezza degli animali e delle persone e preservare l'equilibrio tra uomo e
natura.
Anche per questa situazione abbiamo allertato il Consiglio Regionale della Toscana, per il
tramite del suo Vice Presidente, Marco Casucci, che ci ha assicurato il suo pieno
sostegno, ritenendo inaccettabile questo stillicidio di predazioni a danno dei cani.
Per informazioni e segnalazioni sulle predazioni sui cani:
Valentina Calderoni
Daniela Fontana