Firenze, 17 settembre 2016 - CARO DIRETTORE, mi pare che sia iniziato il processo per la l’inchiesta cosiddetta «mafia Capitale». Non ho mai capito perché è stato messo in mezzo il termine mafia. Ho visto tanto malaffare, tanta corruzione (anche se è tutto da provare in un’aula da tribunale) ma la mafia è un’altra cosa. Nino Pinardi, Firenze
CARO PINARDI, è stato lo stesso capo dell’Autorità Anticorruzione, l’ex pm Raffaele Cantone, che due giorni fa ha smontato il teorema, quello della «mafia» a Roma, confermando un sospetto che ho sempre avuto - e che Lei riporta - riguardo all’abuso del termine «mafia» in un’inchiesta di questo tipo. Cantone, testimoniando in aula, ha sostenuto di aver fatto segnalazioni all’autorità giudiziaria riguardo a fatti illeciti avvenuti a Roma in quegli anni, ma che mai era emerso il sospetto che si trattasse di pratiche mafiose. Perché dunque era stato dato all’inchiesta il nome di «mafia capitale»? Credo che esistesse da parte dei pm una certa esigenza di visibilità, forse per meglio «tutelare» l’indagine, e cosa meglio della parola «mafia» per attrarre l’attenzione da parte degli organi di stampa di tutto il mondo?