ERIKA PONTINI
Cronaca

Le mafie si insinuano nei cantieri. "Attirate dai tanti miliardi del Pnrr"

Il rapporto della Normale di Pisa racconta il salto evolutivo della ’ndrangheta e il ’trapianto’ della camorra. Nannucci (Dia): "La prima arma per combatterle è l’accesso ai cantieri". Nel 2022 le interdittive sono state 28

Francesco Nannucci (Dia) - Foto New Press Photo

Firenze, 18 dicembre 2022 - Il Pnrr è un’occasione e insieme un rischio: quello di vivificare le mafie. Mentre i ricercatori della Normale di Pisa riaccendono i riflettori sulla ’variante’ con il Sesto rapporto sulle mafie in Toscana, puntando l’indice sul salto evolutivo della ’ndrangheta e sul pericolo di ’trapianto’ della camorra, la preoccupazione degli esperti vola al Piano di ripresa, una pioggia di miliardi difficili da controllare in un sistema che a volte sconta i ritardi della burocrazia. "E’ l’obiettivo primario di controlli già in atto, che andremo a incrementare, con gli strumenti in mano sia al prefetto che al direttore della Dia, primo fra tutti l’accesso al cantiere per la verifica dell’effetiva presenza della società che stanno svolgendo i lavori e di chi viene impiegato. E’ un controllo di secondo grado finalizzata proprio a capire se qualcuno ha cercato di sfruttare a proprio vantaggio i ritardi nell’emissione delle interdittive o nell’elaborazione delle white list", spiega il direttore della Dia toscana, Francesco Nannucci.

Il rischio c’è ed è emerso anche in un cantiere sul litorale di Massa dove gli investigatori della Direzione investigativa antimafia insieme alla polizia riscontrarono la presenza di personaggi legati ai Casalesi facendo partire la segnalazione alla prefettura competente. Colpa della burocrazia e della tempistica in cui alcune società con la coscienza sporca si insinuano in maniera consapevole. Una ditta con sede a Roma, prefettura ingolfata dall’elaborazione delle white list per poter contrattare con la pubblica amministrazione, può operare per anni in Toscana prima che eventuali legami mafiosi vengano al pettine. "E l’appalto anche terminato", chiosa Nannucci che spinge sugli accessi diretti ai cantieri per "anticipare il controllo" e ricorda, non a caso, i venti milioni di fondi di garanzia per il Covid finiti a società in odor di mafia. Nessuno incrociò le informazioni e i soldi finirono nelle tasche sbagliate. Di allerta parla anche anche il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia perché "la fase di grandi investimenti legati al Pnrr e ai fondi complementari sono un terreno fertile per il formarsi e il diffondersi di forme criminali e della corruzione". Le interdittive che vanno a colpire la soglia del pericolo, muovendosi senza le garanzie dell’inchiesta penale, restano uno degli strumenti principali della lotta alle infiltrazioni ma nella regione si registrano a macchia di leopardo. Nei primi 9 mesi del 2022 i prefetti ne hanno firmate 28 tra Firenze, Massa, Livorno, Prato, Pistoia e Siena (nelle altre province nessuna) mettendo in evidenza legami con camorra (9), mafia cinese (4), ’ndrangheta (4) e, in particolari, nei settori di e elezione: edilizia, movimento terra, trasporti e conciario.

Ma la sensibilità sembra cambiata se dal Rapporto emerge che negli ultimi due anni il numero di interdittive emesse (63) è superiore a quello registrato nei sei anni precedenti (50), facendo della Toscana la quarta regione del Centro-Nord per numero di provvedimenti. Il prefetto di Firenze, Valerio Valenti aggiunge il comparto rifiuti, non a caso dopo l’inchiesta sul Keu. "Oggi la grande ricchezza che la criminalità organizzata ha accumulato ci indica che anche una semplice macelleria o un panificio possa essere una di quelle attività nelle quali cercare di riciclare il denaro". E infatti tra i provvedimenti prefettizi c’è quello contro un parrucchiere.