Firenze, 18 maggio 2023 – Pioggia incessante, strade che franano, comuni isolati e tanta paura. L’Emilia-Romagna sta vivendo da giorni un incubo meteorologico di portata storica, che condivide, anche se in forma ridotta, con parte della Toscana, in particolare con l’Alto Mugello, dove il territorio sta cercando di ammortizzare gli oltre 200 millimetri di pioggia caduti in appena 36 ore. Regioni morfologicamente simili, che si trovano però ad affrontare il cataclisma in maniera differente, come spiega il geologo e docente all’Università di Firenze, Nicola Casagli.
Professor Casagli, facciamo chiarezza: il sistema idrografico toscano reggerà?
"La Toscana si differenzia dall’Emilia-Romagna perché nel tempo ha incrementato il controllo sugli argini, ha investito negli studi delle aree a rischio e investito nell’operatività dei Consorzi di bonifica. Tuttavia, nessun area è esente".
Vista la frequenza di questi eventi meteorologici, si può parlare ancora di eccezionalità?
"Senza dubbio fenomeni come quelli avvenuti in Emilia-Romagna e nell’Alto Mugello sono eccezionali. Noi ci basiamo però su un tempo di ritorno, cioè la probabilità che piogge simili possano cadere di nuovo, calibrato con standard eccezionali: nel grossetano, alluvionato nel 2012, dovrebbero passare 300 anni, in Versilia 500 anni, e così via. Non possiamo più farlo, perché nel nostro Paese catastrofi simili si ripetono sei-sette volte l’anno".
Quindi?
"Dovremmo essere pronti a difenderci, facendo molta prevenzione. In quanto le cosiddette bombe d’acqua, frutto del cambiamento climatico, non provocheranno più le grandi alluvioni, ma colpiranno il reticolo minore, ovvero i corsi d’acqua di più piccola portata, di cui la Toscana è piena, che esonderanno con più facilità. Come del resto sta accadendo".
L’alluvione in Versilia del ‘96 ha segnato un punto di non ritorno. Da quel momento però il territorio ha sempre retto l’onda d’urto. C’è un modello versiliese da esportare?
"In Versilia sono stata commissionate tante opere di prevenzione. Per il fiume Versilia, per esempio, sono state create le ’briglie’, una sorta di filtro che setaccia il corso d’acqua dai materiali solidi, e soprattutto è stato ripensato il sistema degli argini in pianura, creando un’architettura idrogeologica che effettivamente sta portando i suoi frutti".
Non bisogna dimenticarsi poi dell’azione dell’uomo. Quando incide il consumo del suolo in questi fenomeni?
"Se dovessi dare una percentuale: il 50-60% di questi problemi è dovuto all’attività umana. Anche in Toscana gli ultimi dati dell’Ispra sul consumo di suolo e sulla cementificazione sono preoccupanti. Mentre continuiamo a demonizzare la natura, gli alberi e le radici, che al contrario mitigano gli effetti delle forti precipitazioni, come nel caso dell’Alto Mugello".