Firenze, 17 marzo 2025 – “Partiamo dal presupposto che in natura le cose tendono all’entropia, al disordine, seguendo una legge universale. Mentre l’uomo con la sua attività tende a fare ordine. Quindi non dobbiamo stupirci se le nostre costruzioni siano messe in crisi dagli eventi naturali”. A ricordarci questa dura verità, all’indomani del disastro meteo che ha violentemente colpito diverse zone della Toscana, sono i geologi della società Materia 3, Mauro Croci e Marcello Ghinassi, quest’ultimo responsabile area geotecnica e idrogeologia. “E’ altresì chiaro che l’entropia naturale non deve fermare le opere di prevenzione. Faccio riferimento, per esempio allo scolmatore di Pontedera Ponsacco che ha a tutti gli effetti preservato Pisa dalla piena dell’Arno, salvandola da un’alluvione”, spiegano.

Quanto concorrono in percentuale l'incuria del territorio (sporcizia, inquinamento, scarsa prevenzione, urbanizzazione...) e il cosiddetto cambiamento climatico a far si che questi eventi siano così devastanti? In poche parole: chi ha più colpa?
“Venerdì abbiamo assistito all’ennesimo evento eccezionale, registrando in un solo giorno un quantitativo di pioggia pari al doppio di quanto piove generalmente in tutto il mese di marzo; è pertanto indubbio che tale evento possa determinare una serie di criticità sul nostro territorio. Bisogna considerare che frane e alluvioni sono fenomeni naturali che esistono da sempre e interessano il territorio, ma è altrettanto evidente che l’azione dell’uomo ha determinato un netto aumento del rischio, aumentando il danno che tali eventi possano determinare su edifici, infrastrutture e popolazione. Il cambiamento climatico in corso, di cui l’uomo è diretta parte responsabile, ha portato a un netto aumento della pericolosità, portando a eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti. Inoltre l’intensa urbanizzazione ha favorito la costruzione di edifici e strade in zone a forte rischio idraulico ed idrogeologico, rendendo il territorio nel suo insieme fortemente vulnerabile”. “Certo sarebbe sempre auspicabile investire di più nella prevenzione con opere idrauliche ad hoc sul territorio. Purtroppo però le risorse sono insufficienti per riuscire a prevenire tutto, anche perché è impossibile riuscire a prevedere sempre con quanta forza la natura può manifestarsi: non possiamo imporci all’entropia”.
Perché franano le colline nonostante siano piene di alberi, soprattutto ulivi, e in zone piuttosto isolate e non stressate dall'urbanizzazione?
“Le frane sono fenomeni naturali che da sempre fanno parte dei processi geomorfologici, interessando in particolare territori geologicamente "giovani", come l'Appennino. Sebbene la vegetazione contribuisca alla stabilità dei versanti, essa non è sufficiente a prevenire del tutto i movimenti franosi. In presenza di pendii acclivi e litologie poco competenti, gli eventi piovosi intensi e prolungati, come quelli recenti, possono innescare dinamiche gravitazionali anche in aree coperte di vegetazione”.
Siamo in grado di sapere almeno un giorno prima l'arrivo di questi eventi devastanti. Cosa è possibile fare per prevenire i disastri in queste 24 ore? Esiste una sorta di disciplinare dell'emergenza?
“La comunità scientifica è sicuramente in grado di prevedere eventi meteorologici estremi con un certo anticipo, grazie a modelli climatici avanzati, satelliti e radar meteorologici. Tuttavia, la prevenzione dei disastri non dipende solo dalla previsione dell’evento, ma richiede una serie di azioni coordinate e tempestive. Questo include tutta l'organizzazione e le misure messe in atto in questi giorni: dalla comunicazione dell’allerta meteo, all’eventuale evacuazione e messa in sicurezza delle persone, alla protezione delle infrastrutture, fino all’apertura degli scolmatori e degli invasi di laminazione, ecc. È indubbio che bisogna cercare di fare sempre meglio, ma è altrettanto chiaro che le azioni intraprese in questi giorni siano state efficaci e abbiano contribuito a contenere i danni potenziali; in Italia esiste infatti il Piano di Protezione Civile, che stabilisce protocolli chiari per la gestione delle emergenze di questa natura. Ricordiamo che c’è sempre l’evento imprevisto non siamo in grado di prevedere il futuro però con le indicazioni degli eventi meteorologici, prevenzione e piani di emergenza ben strutturati si può limitare sempre i danni: questa deve essere la direzione da intraprendere”.
In quale misura possiamo realisticamente prevenire questi fenomeni?
"L'obiettivo principale deve essere ridurre il rischio, ovvero il danno che questi eventi possono causare al sistema territorio. Per fare ciò, è fondamentale ridurre o azzerare il consumo di suolo, privilegiando la valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. Inoltre, è necessario investire nella realizzazione di adeguate opere di ingegneria idraulica, come arginature, vasche di laminazione e canali di scolo, per mettere in sicurezza il territorio, soprattutto di fronte a eventi meteorologici sempre più intensi e frequenti. Ricordiamoci che il nostro è un pianeta vivo: noi siamo esseri che costruiscono cose complesse all’interno di una terra che pulsa, possiamo farlo nel modo sbagliato, senza regole, oppure saggiamente in maniera logica, professionale per evitare di incorrere in danni irreparabili. Dobbiamo tendere a questa direzione provando ad arginare i rischi ma tenendo sempre bene presente che la terra non è di nostra proprietà, vive e continuerà a farlo con o senza l’uomo”.