Firenze, 9 novembre 2023 – “E’ come combattere una guerra. L’uomo costruisce fucili, prova a difendersi, ma la Natura, quando vuole, ha una potenza di fuoco impressionante. E no, non si può vincere contro la Natura quando attacca così". Al Consorzio di Bonifica del Medio Valdarno non ci si dorme la notte: curano la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua su 3359 chilometri quadrati di superficie in sei province (Firenze, Prato, Pistoia, Siena, Pisa e Arezzo). Lavori che costano circa 20 milioni di euro l’anno e sono finanziati da tutti noi con le ’odiate’ bollette che oggi fanno infuriare alluvionati e non alluvionati.
Perché l’alluvione della notte fra il 2 e il 3 novembre (bissata il 4-5, ma solo in un punto, come vedremo) ha colpito proprio quest’area vasta, da Pistoia a Campi Bisenzio, che pochi immaginano essere letteralmente coperta da decine e decine di corsi d’acqua, grandi, piccoli e piccolissimi. Che però, esattamente come la celebre frase sulle formiche che nel loro piccolo, diciamo così, si alterano, sono stati proprio i corsi d’acqua più piccoli a scatenare il caos, gonfi di una quantità di pioggia mai vista in cinquant’anni.
Ed eccola, dunque, la mappa dei torrenti che hanno devastatlo la Toscana. Prima a sormontare e collassare gli argini è stata la Furba, proprio a Seano: 5 chilometri di percorso, nascita fra Seano stessa e Bacchereto e fine nell’Ombrone. Poi il Bagnolo, 11 chilometri di acque che partono dal Monte Iavello e attraversano tutto il comune pratese di Montemurlo fino all’Ombrone. In due punti l’acqua è andata di fuori con danni enormi, e vittime: a Bagnolo stessa e nella zona industriale di Oste. Fra Prato e Firenze, a Capalle, hanno esondato altri due piccoli rii: la Marinella (7 chilometri fra la Calvana e il Bisenzio) e il piccolissimo Borro del Ciliegio.
Nel Pistoiese è uscito a Montale l’Agna, otto chilometri fra Poggio Alto e Ombrone, e a Quarrata lo Stella, 22 km di tracciato fra Serravalle e l’Ombrone. Quest’ultimo ha fatto danni in zona Costaglia e a Casini, approfittando della filtrazione di un argine riparato da un’operazione chiamata ’coronella’, una sorta di cerotto provvisorio a forma di u. Qui, ed è l’unico caso di ulteriore fuoriuscita di acqua dagli argini, l’alluvione ha colpito anche fra 4 e 5.
Infine, i casi più drammatici: quello dell’unico vero fiume, il Bisenzio (47 km), e della Marina (13 km), il suo affluente che ha rotto a Campi in prossimità dell’ingresso nel Bisenzio, a Villa Montalvo, provocando l’effetto ’risucchio’ all’indietro e riversando fra strade e case non solo l’acqua dell’affluente ma anche quella del fiume principale. E pensare, peraltro, che tutti gli argini di Campi sono stati rifatti nel 1991 a seguito dell’alluvione di allora. Infine, il Bisenzio: che ha iniziato a gonfiarsi dove nasce, in Vallata, ha esondato nella zona nord di Prato, a Santa Lucia, e poi, come detto, a Campi trascinato dalla Marina.
E Firenze, silente, osserva e ringrazia l’invaso di Bilancino che ha messo le briglie all’Arno.