SABINO ZUPPA
Cronaca

L’uomo e il profondo blu. Pescare, passione di vita. "Nel mare c’è il senso della libertà che volevo"

Pietro Cagnacci esce ogni giorno con la sua barca nelle acque di Talamone "Un tempo c’era più pesce, è vero. Ma ogni giorno fa storia per conto suo"

Orbetello (Grosseto), 4 agosto 2024 – Le prime luci dell’alba cominciano ad assommare dal lato est, dov’è l’uscita del porto. Il silenzio è rotto solamente dalle cime di ormeggio che cadono in acqua mentre il profumo umido, misto a salsedine, dell’ambito portuale accompagnano una nuova giornata di lavoro.

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Parte così la quasi quotidianità di Pietro Cagnacci, pescatore di Talamone nato e cresciuto sul mare con l’unico chiodo fisso di pescare pesci belli e grossi, in tutte le stagioni, tanto da farne poi un lavoro, una vera e propria ragione di vita.

Anche se il mare non regala nulla e, mentre in tanti si godono bagni e relax sotto gli ombrelloni lui, come altri pescatori, cuoce la sua pelle sotto i raggi solari finanche a mezzogiorno per terminare di sistemare gli attrezzi di pesca che poi andranno ricalati nuovamente al tramonto.

La barca esce dal porto, mentre comincia la leggera brezza di terra che accompagna solitamente le mattine di tempo buono, e si dirige verso la zona di pesca prescelta, alla ricerca delle bandiere gialle dei segnali delle reti calate il giorno prima che a volte distano anche qualche miglio.

"Si continua ad andare a mare, ma non sono più tempi, non è più come una volta – dice Pietro brontolando a bassa voce mentre la sua lancia blu prende il largo – quest’anno non ha fatto un giorno di tempo a verso, un giorno di anticiclone, e i pesci lo sentono, non muovono e così non vanno a finire nelle reti".

L’uomo ha ormai una lunga esperienza, e i suoi ricordi vanno alle pescate fatte anni indietro, quando il pesce c’era e la fatica veniva ripagata da belle catture, di quelle che ti ripagano con la felicità della soddisfazione, oltre che con qualche soldo.

Perché è scontato che di pescatori artigianali che si sono arricchiti andando in mare tutte le mattine, se ne conoscono davvero pochi, a memoria nemmeno uno. Il mercato del pesce è infatti abbastanza effimero, perché il pesce dopo un po’ di tempo puzza, e si deve anche avere abilità e fortuna di venderlo appena è stato pescato. Altrimenti poi perde il suo valore.

Comunque, dopo un tragitto più o meno lungo il pescatore arriva sul punto in cui comincia a salpare le sue reti: aziona il verricello che è movimentato da un rumoroso motore ausiliario a gasolio, ed attende che lungo il panno bianco comincino a venire a galla anche i pesci.

"A raccontartelo è veloce. Invece ci vuole pazienza per davvero – spiega Pietro – perché se cali pochi metri di rete non ci riprendi nemmeno i soldi della benzina. Io oggi ho calato sei bagnarole piene e vanno tirate su, ripulite dalle alghe e dallo sporco, e vanno anche smagliati i pesci man mano che escono dall’acqua e messi nel ghiaccio. Sennò con il caldo, se li lasci al sole, li butti dopo pochi minuti".

E infatti la ruota salpareti continua a girare per ore, fermandosi al comando del pescatore man mano che emerge qualcosa dall’acqua: un’orata, poi un pezzo d’alga, una conchiglia, una seppia, e poi uno scorfano che con le sue spine velenose va tolto dalle maglie con prudenza, per non pungersi.

Un rito lavorativo che dura alcune ore, intervallato dalle telefonate di qualche cliente che si informa se Pietro ha pescato per avere il via libera ad aspettarlo sulla banchina, quando rientra in porto.

"Sì, oggi qualcosina c’ho – risponde lui – ma roba di mezza taglia. Avrei preso anche due pesci più belli, ma ormai li ho promessi a un ristorante che me li aveva chiesti giorni indietro. Magari a prenderne di più".

E’ lapidario ma chiarissimo ormai, e il suo umore telefonico lascia già intuire se la giornata di lavoro sotto il sole è stata buona o no, se lo vedrà rientrare stanco con il sorriso o fiacco con il broncio.

Lì a quell’ormeggio dove però la giornata non sarà finita, perché c’è sempre qualcosa da sistemare o uno strappo da riparare per potere tornare a mare con gli attrezzi integri e funzionanti: "Stavolta è stato il morso di una murena. L’altro giorno me l’hanno agganciata con una traina alcuni pescatori sportivi. Mi tocca riparare altri due danni" dice ancora lui. Tutto rigorosamente sotto il sole, con la mano veloce di un sarto che rattoppa con precisione il suo attrezzo da pesca che altrimenti sarebbe ormai ridotto a un colabrodo.

Ma non è finita: arriva sera e se il mare e le previsioni del moto ondoso lo permettono, Pietro riparte per un’altra zona di pesca. Una nuova postazione scelta in base a tante considerazioni, che variano a seconda del periodo dell’anno, e vanno della temperatura dell’acqua, ai movimenti di frega dei pesci e perché no, con un occhio alla cabala pensando a quella pescata fatta anni fa in qual punto, che chissà che non si ripeta un’altra volta.