Pisa, 27 luglio 2020 - Distanziamento, mascherine e gel. Ma può davvero definirsi estate, quella del 2020, quella dell’anno bisestile, quella del post-Covid? Difficile chiamarla con il proprio nome, ma l’estate è arrivata e La Nazione vuole scoprirla nei luoghi meno noti e blasonati, ma carichi di fascino e storia. In che modo? Attraverso il racconto di un personaggio cult del posto. Che ci svela segreti, timori e ambizioni dei tanti luoghi dell’anima che esistono alle nostre latitudini. Partiamo da Marina di Pisa.
Quando il sole si nasconde dietro alla Gorgona e le facciate delle villette liberty s’infiammano di un color ocra accecante, Enrico Fontani contempla il tramonto rientrando a casa sul lungomare. A Marina di Pisa il far della sera ha quel sapore romantico-nostalgico a cui i nativi mai si abituano. Per loro, che si autodefiniscono "salmastrati" nel cuore e nel cervello, quel mare che puoi toccare allungando la mano, quegli scogli lunari a lambire spiagge fantasma e quelle case frustate da onde e maestrale, sono un ambiente in evoluzione che mal si sposa con lo spirito dell’accoglienza. Proprio così, avete capito bene.
"I marinesi bastano a loro stessi e non vogliono troppa gente intorno". Il bagnino del litorale pisano Fontani, 82 anni, sempre al pezzo con orario 7-19 e una famiglia di balneari che hanno visto passare epoche e mode da fine Ottocento, sentenzia schietto sul carattere dei compaesani. Carattere che, per adesso, non sembra essere stato intaccato nemmeno dalla pandemia. "Marina ai marinesi, a qualche pisano, forse a qualche fiorentino o empolese". E’ la geografica della tintarella che varia in base a quanto ci si sposta dalla Boccadarno di D’Annunzio rotolando verso sud. "A Tirrenia – continua Fontani – aumentano i livornesi che sono il ’sale’ della costa. Perché loro vivono il mare in maniera totale con pranzo e cena al sacco e le risate fino a notte fonda. La pandemia? Non ha fatto che aumentare la loro voglia di tuffi e convivialità".
Così, se le città d’arte soffrono, la costa – distanziamenti e limitazioni a parte – comunque si difende. "Perché – afferma l’assessore pisano al turismo Paolo Pesciatini – gli operatori sono riusciti ad accogliere le persone in sicurezza. La ripresa è lenta, ma l’offerta balneare riesce a tenere. Abbiamo puntato molto sulla promozione attraverso i social. Sembra funzionare, incrociamo le dita".
Nonostante le ambizioni innovative, a Marina sembra d’esser rimasti a un secolo fa "a quando mio nonno Gastone andava a prendere la Regina Elena nella real tenuta di San Rossore e, con il barchetto a remi, la trasferiva al Caffè Stella Polare. Era uno chalet di legno bellissimo con una terrazza sull’infinito". Chalet che, come molti dei palazzi borghesi di primi Novecento, oggi cadono a pezzi o fanno capolino nascosti tra le edere a ridosso della pineta o, peggio, sotto l’eternit di qualche stabilimento trasformati in umili ripostigli per ombrelloni e sdraio. Marina è così: bella da divenire tappa dei benestanti fiorentini all’alba del secolo scorso tanto da risultare tra le località più in voga insieme a Cannes, Nizza, Viareggio per i "bagni" salutari, ma perennemente sbiadita come una cartolina in bianco e nero dimenticata nel cassetto come un sogno irrealizzabile. Ci aveva provato Carlo Pedersoli, per tutti Bud Spencer, a rilanciare questa spiaggia divorata dal mare ("la peggiore erosione – ricorda Fontani – fu quella del ’29 che si mangiò 70 metri") con i film anni Ottanta "Bomber" e "Bulldozzer". Purtroppo nemmeno il cinema ha portato grossi scossoni di mentalità. "Sì, è vero – continua il nostro bagnino – Marina è decadente e non attrae visitatori. Il moderno porto potrebbe aiutare, come la storia di un luogo che ha visto Gabriele D’Annunzio scrivere le sue liriche più belle. Ma Marina è comunque la storia del turismo balneare. Qui i miei nonni hanno iniziato a fare i bagni caldi di mare (si mettevano le vasche a scaldare sopra le cabine...) e anche le prime saune scavando delle buche nella sabbia e ricoprendo di rena i clienti con problemi reumatici o alle articolazioni. Come essere nelle Spa moderne!".
A proposito di modernità. Nell’estate del distanziamento sociale, qui sul litorale pisano il Covid ha portato "più aria" tra un ombrellone e l’altro e "per i clienti è un po’ meglio, prima forse erano un po’ troppo strizzati... Di sicuro l’aria di mare giova alla salute, virus o non virus. Poi, non ricordo chi, mi ha detto che il caldo della sabbia allontana il Covid. Non credo sia vero, ma a me fa piacere crederci. E mi sembra ci credano anche i clienti che comunque non mancano". Un’analisi confermata da Stefano Bottai, imprenditore turistico. "Va meno peggio del previsto – commenta il numero uno di Cosmopolitan Hotels Group –; abbiamo deciso di riaprire i nostri alberghi e in media ‘viaggiamo’ intorno al 50 per cento in meno, con tariffe ribassate e clientela italiana. Gli stabilimenti perdono di meno (un 20 per cento), grazie ai residenti". E, in scia, anche chi affitta, comincia a riveder i villeggianti lombardi. "Giugno buttato – chiude Fontani – ma adesso hanno capito che la Toscana è sicura. Io glielo dico: ’Venite a vedere, si sta benissimo’. E molti mi ascoltano, ormai sono di famiglia, i ragazzini li ho visti nascere e crescere". Mi scusi Fontani, ma li conosce tutti per nome? "Noooo, solo per numero di cabina!". Salmastro docet. (1 - continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA