Marradi (Firenze), 19 settembre 2023 – «Lucia, credimi . Ieri sera non stavo bene, mi sentivo qualcosa dentro. E nell’aria". Un presentimento, forse, un singhiozzo ancestrale come quello, violentissimo, che la terra ruvida dell’alto Mugello – scrigno di roccia e alberi di frontiera dove Toscana e Romagna s’avvinghiano, la ’C’ aspirata s’impasta alla rotonda ’S’ del primo nord e Firenze marca il confine ma solo per un capriccio geografico – ha esploso alle 5 e 10 di ieri mattina con una bomba di magnitudo 4.9 (ventidue minuti prima l’’avvisaglia’ robusta di 3.4) che ha rovesciato piatti, bicchieri quadri per terra e spinto in un istinto di vita la gente di Marradi in strada, con il cuore senza traiettorie. L’epicentro era a un tiro di schioppo dalle loro case, nella borgata di Poggiol di Termine.
Nella piazza del paese , avamposto di gente spiccia e allegra – poco incline al piagnisteo e più avvezza a tirarsi su le maniche quando c’è un guaio in atto – la popolazione è come stordita. "Meno male che stiamo tutti bene" è mantra che rasserena e insieme scaccia gli incubi della notte che ha da venire, accompagnata da un cielo di latte, fradicio d’umidità e paure.
«All’alba qui sembrava d’essere alla fiera, il bar alle 6 aveva già fatto duecento caffè" prova a scherzare Donato mentre parla con un vigile del fuoco di una canna fumaria che dalla mattina non è più nella sua condizione naturale. A un chilometro dal centro di Marradi, nella frazione di Popolano, c’è il sindaco Tommaso Triberti (che come il collega Philip Moschetti, primo cittadino di Palazzuolo sul Senio dove all’alba di ieri i batticuori sono stati identici alla gente di qui, ha disposto subito la chiusura di tutte le scuole che non apriranno neanche oggi).
Qui c’è la palestra del paese dove la Protezione civile ha allestito una cinquantina di brandine per chi non se la sente di tornare a dormire a casa. Una quarantina di edifici hanno riportato piccole lesioni, tre piccole chiuse sono state chiuse a scopo cautelativo e una trentina di ospiti della Rsa Ersilia sono stati temporaneamente accompagnati in vicine strutture di assistenza. "Stanotte dormirò nella taverna sotto il giardino con mia moglie, mi sento più tranquillo" dice Luciano seduto al tavolo di un bar mentre guarda il via vai di vigili del fuoco che attraversano il paese.
Gente tosta, asciutta, pratica quella di qui, che pure sembra avere gli dei contro da un pezzo. La terra ha preso a tremare solo tre mesi dopo essersi asciugata dal diluvio di maggio, che mostrò il suo ghigno più cattivo sul crinale romagnolo, ma che da queste parti ha comunque gonfiato d’acqua le montagne che sono esplose sulle strade ancora oggi incerottate di cantieri, transenne e semafori temporizzati. E così lo sciame di ieri che ha singhiozzato, repentino e subdolo un altro centinaio di volte, non ha scoraggiato uomini e donne della Romagna Toscana.
Alla fine di una giornata che dall’alba è sembrata lunga un anno è il governatore Eugenio Giani a tracciare un bilancio sommario: "La situazione è meno grave di quanto ci saremmo potuti aspettare vista la potenza del terremoto - le sue parole in serata - a una prima verifica risultano circa settanta edifici lesionati la maggior parte a Marradi, chiaramente. Le verifiche effettuate a Borgo San Lorenzo, dalle strade alle scuole all’ospedale, non hanno rilevato criticità. Oggi le scuole di tutto l’Alto Mugello sono rimaste chiuse, anche nei paesi del Comune di Borgo San Lorenzo più vicini all’epicentro".