Prato, 28 luglio 2023 – ”Avevo detto di tagliarle solo cinque centimetri di capelli, non di picchiarla in quel modo". Insiste su questo punto Emiliano Laurini, buttafuori di 41 anni di Scandicci, mandante del violento pestaggio ai danni della ex fidanzata Martina Mucci, cameriera pratese di 29 anni, picchiata a sangue nell’androne di casa mentre tornava dal lavoro nella notte del 21 febbraio scorso.
Laurini è in carcere da fine aprile con le pensanti accuse di sfregio permanente (reato che prevede una pena da 8 a 14 anni di reclusione), lesioni aggravate e rapina aggravata. Insieme a lui sono finiti in carcere Kevin Mingoia, 19 anni, esecutore materiale del pestaggio, e Mattia Schinninà che avrebbe partecipato alla fase preparatoria del delitto. Il secondo picchiatore, un sedicenne (sono tutti di Scandicci), si trova in un centro di recupero.
Laurini ha chiesto di essere sentito nuovamente dal pm Valentina Cosci. Avrebbe confermato la versione resa durante l’interrogatorio di garanzia insistendo sul fatto di aver ordinato agli esecutori di tagliarle solo i capelli. Versione che, però, si contraddice con le intercettazioni telefoniche dalle quali emergerebbe tutta l’intenzione di "dare una lezione" a Martina, picchiandola soprattutto sul volto e sui denti, parte del corpo a cui la ragazza teneva moltissimo.
Anche Mingoia (che insieme al sedicenne è accusato anche di porto d’arma, i rasoi) si è fatto interrogare di nuovo dal pm. In settimana ha reso le stesse dichiarazioni fatte di fronte al gip. Si discosterebbe dal racconto di Laurini solo nella cifra corrisposta per il pestaggio: 400 euro a testa ai due esecutori materiali.
La Procura è pronta a chiudere le indagini non appena arriveranno i risultati degli ultimi accertamenti tecnici sui rasoi usati per tagliare i capelli della ragazza e la perizia sui danni permanenti riportati dalla vittima. Quello che è accaduto la notte del 21 febbraio oramai è chiaro per la Procura, resta da definire quali sono stati i vari ruoli degli indagati durante la fase preparatoria del delitto.
La Procura ha indagato l’attuale fidanzata di Laurini, Angela Burza, e un marocchino, chiamati in causa dagli arrestati. In particolare, Laurini ha ribadito che Burza averebbe avuto un ruolo attivo nella pianificazione del delitto. Avrebbe partecipato ai sopralluoghi e avrebbe dato parte del denaro usato per pagare gli esecutori materiali. La stessa Burza che veniva picchiata da Laurini tanto da finire in ospedale con due costole rotte, come emerso durante le indagini.
Il marocchino, invece, avrebbe fornito i contatti fra Laurini e Mingoia dopo essersi rifiutato di eseguire il pestaggio in prima persona. Queste due posizioni sono al vaglio degli inquirenti. Sugli altri quattro, invece, non sembra ci siano dubbi su ruoli e coinvolgimento.