Firenze, 3 aprile 2020 - «È raccomandato l'uso delle mascherine chirurgiche per tutti noi che circoliamo, se tutti quelli che vanno a fare la spesa al supermercato le indossassero per esempio questo sarebbe un modo per minimizzare il rischio. Prima si diceva che bastava il distanziamento sociale, ma adesso su questo punto c'è un ripensamento anche da parte dell'Oms».
Ad affermarlo è Paolo Bonanni, professore ordinario presso il dipartimento di scienze della salute dell'Università di Firenze. «Il problema vero - aggiunge - è averne una quantità sufficiente per tutti». Viste le difficoltà attuali di reperirle sul mercato, è anche possibile pensare di riutilizzarle, ma senza esagerare: «Come indicazione d'emergenza ma senza base scientifica - spiega sempre Bonanni -, se proprio non ce ne sono possiamo riutilizzarle, ma una volta sola, molte volte no. È buon senso, la mascherina si può contaminare, e quando si inumidisce diminuisce il potere filtrante».
La mascherina chirurgica, spiega ancora Bonanni, «ha uno scopo di tipo sociale, io proteggo le altre persone dal mio materiale biologico, ma non ho garanzia di protezione assoluta dagli altri». Per questo, sarebbe opportuno che le usassero tutti, in modo da proteggersi l'un l'altro: «Se le porta per esempio solo il 50% delle persone, allora il discorso cade».
Vista la situazione di emergenza sono utili anche quelle 'fai da te', magari fatte con tessuto in cotone: «non abbiamo prove scientifiche, ma sembra che qualcosa facciano». Da evitare invece l'uso delle mascherine filtranti Ffp2 e Ffp3: «Devono essere lasciate ai sanitari a contatto con i contagiosi - afferma Bonanni -. Avendo le valvole filtrano in entrata ma non uscita, proteggono me che la indosso ma non garantiscono che, se sono contagioso, non facciabo uscire aria infetta».