LUIGI CAROPPO
Cronaca

Irene Pivetti: "Messa alla gogna, ma le mascherine sono regolari"

L'ex presidente della Camera parla dopo lo stop della commessa da 150mila pezzi in Toscana (e le inchieste giudiziarie in tre città)

Irene Pivetti (ImagoEconomica)

Firenze, 3 maggio 2020 - "Abbiamo scortato con il nostro personale i quantitativi di mascherine dalle aziende produttrici agli aerei cargo per evitare furti come avvenuto a volte in Cina, in Russia e in Ungheria. Consapevoli di portare in Italia dispositivi di protezione utilissimi per gli ospedali in primis ma anche per i cittadini.... ora tutto il nostro lavoro è stato vanificato, le scatole sono ferme nei magazzini. E io sono stata messa alla gogna". Irene Pivetti, ex presidente della Camera, è l'imprenditrice della Only Italia, azienda al centro delle inchieste giudiziarie a Roma, Siracusa e Savona e del contenzioso amministrativo con la Regione Toscana. Estar, la centrale acquisti della sanità toscana, aveva stipulato un contratto da oltre mezzo milione di euro per 150mila mascherine Ffp2 senza valvola. I Dpi sono arrivati, ma la Regione non li ha mai distribuiti ritenendo che non rispondessero ai criteri richiesti. Non le ha pagate ed ha tenuto le 150mila mascherine in magazzino. 

Cosa risponde alla Regione che ha bloccato la distribuzione delle sue mascherine?

«Mi preme sottolineare che le mascherine che abbiamo importato sono ottime, mi piange il cuore pensando che non sono state utilizzate in questo periodo di piena emergenza».

La Regione Toscana dice che non sono certificate.

«Non abbiamo fatto altro che rispettare le norme del decreto legge 34 del 2 marzo... E’ prevalsa un'interpretazione restrittiva delle norme, ma la legge è stata rispettata. Gli standard ai quali le nostre mascherine rispondono in pieno sono quelli applicati in tutta Europa. Ben vengano le inchieste, serviranno a dimostrare che abbiamo fatto tutto in regola e che la burocrazia uccide l’efficienza".

Lei pensava a legittimi affari quando ha messo in moto la sua azienda che si occupa anche di import con la Cina, ma probabilmente voleva fare anche un servizio al suo Paese.

"E’ proprio così. Ma nel mercato impazzito delle mascherine l'Italia non conta niente. Io non ci ho guadagnato un euro. Se non si vive direttamente quel mercato da far west per accaparrarsi le mascherine non si capisce cosa sta avvenendo. Io mi sono fatta mandare anche i video delle consegne dai nostri fornitori per dimostrare come ci siamo mossi. Oltre a una concorrenza spietata abbiamo dovuti fare i conti con la morsa della burocrazia italiana: ogni giorno alle dogane cambiavano le regole".

Come giudica il comportamento della Regione che ha aperto un contenzioso?

"Ribadisco che i nostri dpi sono in regola e ottimi, utilizzabili dal personale sanitario e dai cittadini. Anche noi abbiamo fatto verifiche sulle forniture che abbiamo acquistato. Quando abbiamo scoperto quantità non conformi alla qualità richiesta le abbiamo trattenute e non inviate al destinatario. La Toscana si è mossa in autotutela, ma chiariremo anche con la Regione ogni aspetto. Verificheremo tutti i documenti. Tutte le nostre operazioni sono alla luce del sole. Ci siamo mossi con spirito imprenditoriale, ma pensando, ripeto anche alla nostra Italia che aveva bisogno di mascherine. E c'era la corsa forsennata ad accaparrarsele".