
Maturità 2023, Liceo Classico Tito Livio secondo giorno di prove di esame maturita, Milano, 22 Giugno, 2023, Ansa/Andrea Fasani
Firenze, 8 aprile 2025 – C’è un documento che da qualche anno accompagna ogni diplomato italiano come un passaporto verso il futuro. È il curriculum dello studente, nato nel 2015 con la cosiddetta “Buona Scuola” e diventato operativo dal 2021.
Un foglio – anzi, molti fogli – che non raccontano solo voti e materie, ma esperienze, competenze, passioni, attività extrascolastiche, stage, e da quest’anno anche i risultati delle prove Invalsi.
Un aggiornamento importante, approvato lo scorso 27 marzo dal consiglio superiore della Pubblica Istruzione, che coinvolge da vicino anche i ragazzi toscani: sono oltre 35mila quelli che il 18 giugno affronteranno l’esame di maturità. Per loro, i risultati ottenuti nelle prove Invalsi di italiano, matematica e inglese andranno ad arricchire una nuova sezione del curriculum, chiamata “Prove nazionali”. Accanto, ci sarà spazio anche per le certificazioni linguistiche, se presenti.
“È sostanzialmente un allegato al diploma – spiega Gianni Camici, dirigente scolastico dell’Iis Cellini-Tornabuoni di Firenze – dove oltre al percorso scolastico, vengono pubblicati i dati delle prove Invalsi, che sono standardizzati a livello nazionale e danno una maggiore uniformità di valutazione. Ma c’è anche una parte in cui si inseriscono esperienze come l’alternanza scuola-lavoro. Il mondo oggi è sempre più fatto di certificazioni: questo documento serve a valorizzare anche aspetti meno visibili, ma altrettanto importanti, del percorso formativo”.
Ogni studente compila in quinta il proprio curriculum sulla piattaforma ministeriale Unica, accedendo con credenziali personali. A scuola, intanto, si cerca di accompagnare questo processo: in molte scuole sono già cominciati incontri informativi per le quinte, mentre in alcuni tecnici si lavora in rete con enti e aziende per far sì che questo strumento possa avere anche una spendibilità concreta nel mondo del lavoro.
Perplessa Ileana Pastore, insegnante all’Itis Meucci: “Nella pratica, molte delle attività che finiscono nel curriculum sono già raccolte nel cosiddetto ‘documento del 15 maggio’, quello che il consiglio di classe redige prima della maturità. Il rischio è che il curriculum diventi un doppione, più che un’opportunità. Però il suo scopo vero sarebbe quello di aiutare i ragazzi a prendere consapevolezza di tutto quello che hanno fatto, e a raccontarsi”.
E in effetti il curriculum può anche diventare un’occasione per fermarsi un attimo e guardarsi indietro. “È uno specchio che riflette non solo i voti – spiegano i docenti – ma tutto ciò che uno studente è diventato. C’è chi lo compila con attenzione, chi lo lascia per ultimo, chi si sorprende a ricordare un progetto fatto in prima superiore. È un modo per fare il punto prima del grande salto”.
Il documento non ha valore selettivo: non può essere usato nei concorsi o per determinare punteggi, come ha precisato il Cspi. La sua funzione resta quella di accompagnamento e orientamento. Ma per alcuni studenti, soprattutto in un territorio come la Toscana, dove esistono percorsi universitari, ITS, esperienze all’estero e una rete viva di imprese e associazioni, può diventare davvero un lasciapassare. E magari, se letto con attenzione anche dai presidenti di commissione d’esame di maturità durante l’orale, può aiutare a raccontare una storia un po’ diversa, fatta anche di hobby e di passioni, rispetto a quella scritta nel registro.