Anche Antonio Mazzeo nell’elenco degli ‘impresentabili’. Il nome del presidente del Consiglio regionale toscano, esponente di spicco Dem, in corsa alle europee, è stato letto ieri dalla presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo, insieme a quello di altri sei esponenti di vari schieramenti (Forza Italia Noi Moderati Ppe, Fratelli d’Italia e Stati Uniti d’Europa) le cui candidature violerebbero il codice di autoregolamentazione sottoscritto dai partiti. Mazzeo era stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta nel 2022 per un’indagine sulla chiusura de L’Unità di cui, nel 2012, era stato "per spirito di servizio – dice lui stesso – per 6 mesi membro del Cda prima di dimettermi".
"Per quanto mi sforzi – commenta Mazzeo – non riesco a capire come si possa bollare come impresentabile a 10 giorni dal voto una persona che mai ha avuto una condanna, mai ha avuto a che fare con certi ambienti e che è sempre stata e sempre sarà dalla parte della legalità. Per uno come me, che ha iniziato a fare politica sulla scia dell’esempio di Falcone e Borsellino, vedere il proprio nome associato alla parola mafia fa inorridire. Ho ribadi la mia totale estraneità ai fatti e sono fiducioso che i giudici faranno altrettanto. Ma tra questo ed essere definito ‘impresentabile’, specie da un ente il cui nome fa riferimento alla parola ‘mafia’, c’è un baratro". Va detto che la segnalazione non ha valore interdittivo (in assenza di sentenze passate in giudicato, vige la presunzione di innocenza). È piuttosto un richiamo all’attenzione che (salvo sorprese) non avrà conseguenze pratiche, ma certo si tratta di una pessima pubblicità a pochi giorni dal voto. Un imprevisto che potrebbe far comodo agli avversari politici, anche dentro il Pd. Mazzeo ha dovuto affrontare rivalità pisane (a partire dal caso Capannoli e all’attacco con richiesta di espulsione dal partito per l’assessora regionale Nardini), ma è palese che la sua candidatura alle europee abbia fatto storcere un po’ il naso ad altri big Dem in corsa, in primis al sindaco di Firenze, Dario Nardella. Fatto sta che le reazioni solidali dei Dem sono arrivate a cascata, sottolineate dalle parole di Walter Verini, capigruppo Pd in Commissione Antimafia. Riprese poi dal segretario regionale Dem, il deputato Emiliano Fossi: "Siamo una comunità unita anche in questo passaggio – ha spiegato – Il Codice della Commissione Antimafia è stato creato per prevenire la candidatura di persone coinvolte in procedimenti legati a reati gravi. È uno strumento che, però, ha dei limiti che possono a portare a ingiustizie come nel caso di Mazzeo. La sua integrità, semptre dalla parte della legalità, non deve essere messa in discussione da questa vicenda".
All’attacco il governatore toscano Eugenio Giani: "Non condivido il metodo che crea un gravissimo danno di immagine a una persona onesta e rigorosa come io conosco Antonio Mazzeo. Mi sembra davvero paradossale che venga addirittura considerato impresentabile, per un episodio che aveva svolto mettendosi a servizio del quotidiano L’Unità". A favore di Mazzeo, anche Fratelli d’Italia. "È una persona perbene – ha detto il consigliere Diego Petrucci - lui e il Pd vanno battuti nelle urne. Un rinvio a giudizio non può essere una condanna ostativa a una candidatura".