Manuela Plastina
Cronaca

La sanità nel mirino. I medici chiedono aiuto: “Non c’è più rispetto. Dovete proteggerci”

Ricerca choc: più di un operatore su due ha subìto un’aggressione. “Il paziente pretende di essere guarito e a modo suo. Non si accetta la morte”

I medici chiedono più tutele

I medici chiedono più tutele

Firenze, 8 settembre 2024 – Più della metà delle persone che lavorano nella sanità in Toscana ha subito almeno una volta un’aggressione verbale o fisica da parte di un paziente o di un familiare. Nella metà dei casi, le violenze sono state più di una e negli ultimi 3 anni, dal 2020 al 2023, i casi sono stati il 30% in più rispetto al passato. “Almeno quelli denunciati – sottolinea Gerardo Anastasio, segretario dell’Anaao Assomed – perché molti colleghi preferiscono soprassedere, spesso anche perché non hanno il tempo neanche per presentare una denuncia formale”.

I dati sulle aggressioni in sanità che emergono dal report presentato dall’Ordine dei medici di Firenze e dal sindacato sono impressionanti e mostrano una quotidianità di aggressioni e violenze nei confronti di chi si prende cura della nostra salute. Colpisce il dato che nel 59% dei casi di aggressione, la vittima è una donna; un’aggressione su due è ai danni di lavoratori under 30. E se i numeri dell’ultimo triennio non sono certo confortanti, il 2024 non fa eccezione: nei primi sei mesi, sono state denunciate mille aggressioni. Solo il 13% avviene in ambito psichiatrico; l’11% nei pronto soccorso. Ma a rischio sono tutti i dipendenti della sanità, senza distinzioni: anche i direttori della Asl, di Careggi, del Meyer, dell’Ispro segnalano violenze nei confronti di medici, infermieri, operatori. Avvengono negli ambulatori dei medici di famiglia. Avvengono nei confronti delle guardie mediche. Luoghi dove, a differenza degli ospedali, è più difficile garantire un servizio di sicurezza. L’aumento del fenomeno, riconosce anche l’assessore regionale alla sanità Simone Bezzini, è sintomo della rottura di un rapporto di fiducia tra paziente e medico.

Conferma Anastasio: «Il ’dottor Google’ che ci permette di fare autodiagnosi e l’isolamento provocato dal Covid, hanno fatto perdere anche il rispetto. Il paziente pretende di essere guarito e a modo suo. Non si accetta la morte come non si accetta la sconfitta». La carenza di medici e infermieri non aiuta.

«Le situazioni di burn out, le attese, i malfunzionamenti, creano nervosismo negli operatori che si rispondono male a vicenda o si colpevolizzano l’un l’altro. Il clima di tensione non fa bene a nessuno». Il pacchetto di strumenti preventivi deciso da una delibera regionale di un anno fa per 2,1 milioni di euro e ancora applicato solo in minima parte e a macchia di leopardo, dicono i medici, è utile, da attuare, ma non basta. «Serve un patto con le istituzioni - dice Pietro Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze -. Chiediamo più sicurezza, forze di polizia negli ospedali, protocolli d’intesa tra Asl e forze dell’ordine per interventi immediati e che le minacce vengano perseguite d’ufficio e non a querela di parte».

Ma serve soprattutto una nuova cultura, «entrando nelle scuole per spiegare, fin da bambini, che i medici non solo quelli che fanno la puntura paurosa, ma coloro che si prendono cura di noi suggerisce Attanasio -. Bisogna arginare la deriva sociale che si manifesta in tutti gli ambiti, anche quello sanitario. C’è bisogno di un rinnovato patto coi cittadini».