
Sono circa 1.200 in Toscana i medici specialisti ambulatoriali convenzionati
Firenze, 24 aprile 2025 – Un esercito silenzioso. Sono circa 1.200 in Toscana i medici specialisti ambulatoriali convenzionati, i cosiddetti ’sumaisti’, dal sindacato Sumai Assoprof, il sindacato unico medicina ambulatoriale italiana e professionalità dell’area sanitaria che li rappresenta. Sono parasubordinati che lavorano anche privatamente. Quasi nessuno li conosce ma rappresentano una forza che consente di mandare avanti il sistema sanitario pubblico, anche colmando le carenze di personale sempre più importanti, da quando le maglie della spesa si sono strette e con i pensionamenti e le errate programmazioni del passato la nuova classe medica è insufficiente a coprire le necessità. E’ difficile reperirne di nuovi, proprio perché gli specialisti sono sempre meno. Anche se sempre più spesso i dipendenti si licenziano per avere questo contratto più flessibile. Non fanno solo visite ambulatoriali, ma anche esami, interventi chirurgici, turni in reparto, guardie, reperibilità proprio come qualsiasi medico specialista dipendente.
Molti non conoscono la figura dello specialista ambulatoriale convenzionato, ne abbiamo parlato con Lucia Pierazzoli, segretaria toscana del sindacato che li rappresenta, il Sumai Assoprof.

Dottoressa, può spiegare chi è lo specialista convenzionato?
“Lo specialista convenzionato interno è un medico o un professionista sanitario che lavora a tempo indeterminato nel Servizio sanitario nazionale con un contratto diverso rispetto alla dipendenza. Svolge attività clinica specialistica nelle strutture pubbliche, ambulatori territoriali, reparti ospedalieri, pronto soccorso e sale operatorie ed è spesso il primo punto di riferimento per i pazienti dopo il medico di base”.
E qual è il suo ruolo nel sistema sanitario pubblico?
“E’ un ruolo cruciale per garantire l’accesso alle cure specialistiche, soprattutto territoriali, in un momento in cui il sistema sanitario è sotto pressione per la riforma della medicina territoriale che prevede la realizzazione delle case e degli ospedali della comunità, e dovrà cambiare il paradigma di cura soprattutto per il paziente con problemi di cronicità. È il medico specialista che, insieme al medico di famiglia, andrà a comporre le équipe che lavoreranno nelle case della comunità come previsto dal decreto ministeriale”.
Quali sono le modalità con cui oggi si accede a questo incarico?
“In Toscana,come nelle altre regioni, si accede rispondendo a bandi aziendali che di norma vengono pubblicati tre volte l’anno. È necessario presentare domanda e possedere i requisiti specifici (laurea, specializzazione). Gli incarichi sono a tempo indeterminato, talvolta a tempo determinato per progetti specifici limitati nel tempo. Possono essere assegnati tramite apposite graduatorie o con l’espletamento di un concorso quando nel bando vengono richieste particolari capacità professionali specialistiche”.
Quali sono oggi le specialità più richieste nei turni ambulatoriali?
“Attualmente, tra le specialità più richieste ci sono cardiologia, dermatologia, ortopedia, oculistica e ginecologia, ma anche radiologia e neurologia. Sono richieste soprattutto quelle branche coinvolte nei percorsi di screening o in cui si registrano lunghi tempi d’attesa”.
Quanto viene retribuito il vostro lavoro? Ritiene che rispecchi le competenze e le responsabilità richieste?
La retribuzione è stabilita dal contratto nazionale e si aggira intorno ai 40 euro lordi all’ora. Se consideriamo la responsabilità clinica, il carico burocratico e la necessità di aggiornamento continuo, la retribuzione è decisamente sottostimata rispetto alle competenze richieste. Questo squilibrio incide anche sull’attrattività della professione di tutta la sanità pubblica. Anche la mancanza di una prospettiva di carriera e le incompatibilità limitano molto chi decide di lavorare con questo contratto per occuparsi principalmente della sanità del territorio e la presa in carico del paziente cronico-complesso”.
Come viene organizzato il vostro incarico? Si tratta di turni occasionali o di impegni costanti e continuativi?
“Gli incarichi sono generalmente a tempo indeterminato su base oraria che può variare da poche ore settimanali fino a 38 ore settimanali. La flessibilità è un vantaggio sia per lo specialista sia per l’azienda. Chi lavora in ospedale ha quasi sempre orario pieno e partecipa ai turni di guardia, diurni e notturni”.
Quante visite fate in media in una giornata di lavoro?
“Dipende dalla specialità: si va mediamente da 10 a 15 visite per turno. Ma non facciamo solo visite, anche esami strumentali, interventi chirurgici, turni in reparto, guardie, reperibilità, proprio come qualsiasi specialista dipendente”.
Il vostro intervento viene spesso attivato per ridurre le liste d’attesa. Come si lavora in quel contesto?
“Siamo chiamati anche ad abbattere le liste d’attesa e siamo gli specialisti che contribuiscono maggiormente a farlo, ecco perché chiediamo, a livello nazionale e regionale, di portare al massimo le ore di incarico di quegli specialisti che accettano di farlo, ne beneficerebbe l’intera sanità pubblica soprattutto in questo momento storico che vede una carenza di professionisti e che rende necessario l’utilizzo di contratti esterni”.