Firenze, 13 gennaio 2023 – L'incidenza del melanoma è in aumento anche in Toscana, dove si registrano circa duemila nuovi casi l'anno e dove, tra vecchi e nuovi, si stanno trattando attorno ai 12mila casi in totale. Nel 2019, a livello nazionale, i nuovi casi sono stati 12mila, 15mila nel 2020. “In generale - spiega il dottor Lorenzo Borgognoni, direttore del reparto di chirurgia plastica e ricostruttiva - Melanoma & Skin cancer unit dell'Asl Toscana Centro - il melanoma è il tumore a più rapido incremento di incidenza tra tutti i tumori degli individui di pelle bianca (+5-8%), con un'incidenza che raddoppia ogni 10-15 anni”.
Rispetto ad altre realtà, il modello toscano però funziona e ha funzionato anche nel corso della pandemia. “Da marzo 2020 e per i tre-quattro mesi successivi c'è stato effettivamente un momento di difficoltà, ma poi siamo riusciti – sottolinea il direttore – a ripartire sia con gli interventi che con le visite”. Anche se ancora non ci sono dati disponibili certi e le conseguenze saranno evidenti nei prossimi anni, da una valutazione preliminare sembra che i due anni della pandemia non abbiano inciso significativamente nello spessore istologico dei melanomi asportati e di conseguenza nella prognosi. “Ritardi invece si sono verificati nella diagnosi dei carcinomi cutanei – fa presente Borgognoni - che colpiscono soprattutto gli anziani, rimasti in casa durante l'emergenza Covid e che hanno dovuto subire interventi molto più grossi rispetto a quelli che avremmo fatto se si fossero rivolti al medico”.
Prevenzione: le regole dell'abcde e del brutto anatroccolo
“La prevenzione – spiega il dottor Borgognoni - rimane l'arma fondamentale contro il melanoma perché rispetto ad un altro tumore di qualsiasi organo interno, il melanoma si vede e questo permette di intervenire quando è solo di pochi millimetri o addirittura di decimi di millimetro. Se la diagnosi è precoce, la prognosi è ottima, con guarigione al 98%”. Ma come fare prevenzione? Il primo passo è l'autoesame della cute, che va fatto secondo due regole. La prima è quella dell'abcde, dove a sta per asimmetria, b sta per bordi irregolari, c per colore disomogeneo, d per dimensione sopra i 6 millimetri, e per evoluzione e elevazione (ovvero ispessimento). Se si nota dunque un neo con una o più di queste caratteristiche, è meglio rivolgersi al medico curante. La seconda regola è quella del brutto anatraccolo: se si individua un neo diverso da tutti gli altri, per esempio se è nero scuro anziché marrone come gli altri, è bene andare dal medico. Perché non subito dal dermatologo? «Perché – risponde il direttore della Melanoma & Skin cancer unit - ci sono dei modelli ormai ben validati a livello della comunità scientifica internazionale, che partono dal coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, a partire dal paziente, che deve fare l'autoesame, ma anche del medico curante, che poi lo indirizzerà eventualmente ad uno specialista per fare la visita dermatologica. Sarà poi il dermatologo a decidere se fare o no una piccola biopsia”.
Quando fare la mappatura dei nei
La cosiddetta 'mappa dei nei', l'esame dermatoscopico con archiviazione digitale delle immagini, è un esame importante ma che non deve essere abusato. “Non tutta la popolazione ne ha però bisogno e nessun sistema sanitario potrebbe reggere l'impatto di fare la mappa dei nei a tutta la popolazione una volta l'anno, perché tutti abbiamo nei”, spiega il dottor Borgognoni. “La necessità di una mappatura annuale scatta eventualmente a seguito di visita dermatologica che abbia evidenziato un paziente con un elevato numero di nevi atipici o displastici. In ogni caso, a seguito della visita specialistica, sarà poi il dermatologo a valutare se è necessario un controllo annuale, o anche di una periodicità diversa o eventuale biopsia”. “L'importante – sottolinea Borgognoni – è fare l'autoesame della cute”. E per i nei che sono sulla schiena e non si vedono? “Se una persona ha pochi nei sulla schiena o piccoli, può limitarsi a farsi controllare una volta l'anno dal medico curante”.
I fattori di rischio
Da tenere in dovuto conto sono i fattori di rischio. “E' vero che anche una persona che non ha mai preso il sole può avere un melanoma, però è dimostrato scientificamente che chi ha preso scottature solari intermittenti (caratteristiche di chi va al mare il fine settimana) in età giovanile è più a rischio di sviluppare un melanoma in età adulta. Ugualmente aumenta il rischio – sottolinea il dottor Borgognoni – per i giovani che si espongono più di dieci volte l'anno alle lampade UV e per i fototipi di di pelle chiara, con occhi chiari e capelli chiari”.