
L’ad Elcin Barker Ergun, il presidente Eric Cornut, Lucia e Alberto Giovanni Aleotti e Carlo Colombini, membri del board Menarini
Firenze, 7 marzo 2024 – Conquista del mercato statunitense e utilizzo dell’intelligenza artificiale: due orizzonti verso i quali si guarderà con sempre maggiore convinzione. Le difficoltà e le sfide geopolitiche sono enormi, ma anche nel 2023 il gruppo Menarini ha aumentato il fatturato che, raggiungendo i 4,375 miliardi di euro, registra un più 5,3% rispetto ai 4,155 miliardi del 2022.
A presentare i risultati della multinazionale del farmaco con sede a Firenze, è stata ieri l’azionista Lucia Aleotti, membro del board del gruppo, insieme all’amministratore delegato Elcin Barker Ergun. Numeri che confermano la solidità della società, con un Ebitda tra i 340-350 milionie un fatturato consolidato in costante aumento dal 2010, quando ha superato per la prima volta i 3 miliardi, costituito per il 96% dal settore farmaceutico, per il 3% dalla diagnostica e realizzato, per il 79% all’estero, contro il 21% in Italia.
È l’Europa il cuore produttivo di Menarini, che è presente in 140 paesi, con 17.800 dipendenti (49,5% donne) e 12 dei 18 stabilimenti produttivi nel vecchio continente, di cui 8 in Italia, e 9 centri di ricerca e sviluppo: 4 in Italia, altri 2 in Europa, 2 in Usa e uno a Singapore. Le maggiori soddisfazioni dell’anno passato arrivano proprio dall’America, con la presenza di Menarini in oncologia, grazie all’acquisizione, nel 2020, dell’americana Stemline, e al successivo traguardo del farmaco per la cura del tumore metastatico, e in particolare del cancro al seno. Dopo l’approvazione dell’Agenzia americana (Fda), è arrivato anche il via libera dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) nel gennaio del 2021, con il primo lancio in Germania nel giugno 2021.
"Nel 2024 continueremo con la nostra crescita negli Stati Uniti e con il lancio delle strutture di oncologia in Europa - ha spiegato Lucia Aleotti –. Continueremo a guardare con interesse alla Cina, anche se con prudenza, e soprattutto continueremo con la nostra filosofia di autofinanziamento. Cerchiamo insomma di fare a meno delle banche. L’utile che si crea rimane in azienda e viene reinvestito nella crescita dell’azienda".
Oltre all’oncologia, con particolare attenzione all’oncoematologia e ai tumori solidi, la ricerca e sviluppo di Menarini si focalizza nell’area cardio-metabolica e degli anti-infettivi per malattie complicate delle vie urinarie e intraddominali, ma anche della cute e delle strutture cutanee. E per combattere il fenomeno dell’antibiotico-resistenza "le autorità – ha aggiunto Aleotti – dovrebbero unirsi e decidere di fare qualcosa", perché "se ci sono germi capaci di uccidere milioni di persone questa è un’emergenza. L’unico modello che può funzionare veramente è quello che è già stato inventato per i farmaci orfani", con "premi che vengono dati alle imprese che portano farmaci per malattie rare". Sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale è stata l’ad Elcin Barker Ergun a spiegare che due possono essere i vantaggi: il primo più prettamente di innovazione farmacologica, il secondo con applicazioni per migliorare l’efficienza aziendale.
E ancora riguardo alle strategie dell’azienda, Lucia Aleotti ha aggiunto che "non fa parte della nostra logica un’idea di delocalizzazione. Negli ultimi cinque anni abbiamo investito oltre duecento milioni solo in Italia e aumentato il numero dei dipendenti".Quasi l’80% del fatturato è stato comunque realizzato fuori dal Paese, in uno scenario certamente complesso, e con pesanti aumenti dei costi di produzione: "L’aumento dei costi legato all’inflazione, a tutte le voci di produzione, alle materie prime, alle retribuzioni in tutte le parti del mondo, si ripercuote in maniera diretta su un’azienda farmaceutica come la nostra - ha proseguito –, perché i prezzi dei farmaci, a differenza di quelli che sono i beni e servizi di qualsiasi altro genere, non possono essere adeguati all’inflazione, sicuramente non in Europa e nella maggior parte dei paesi, perché sono fissati dai governi, negoziati magari vent’anni fa e sempre spinti al ribasso per aumentare la sostenibilità dei sistemi sanitari: però su gran parte dei portafogli ora ci sono degli elementi di criticità che devono essere gestiti accuratamente, considerato appunto l’aumento di tutti i costi industriali".