ANNA PUCCI
Cronaca

"Mia figlia sola e senza assistenza. Una notte da incubo al Falcomatà"

Stefano Parigi, medico, descrive un quadro preoccupante: "E’ stata dimessa dagli Infettivi e trasferita nella struttura dove però manca la presenza di personale sanitario. Basterebbe almeno un infermiere"

Una delle camere al Falcomatà

La Spezia, 22 marzo 2020  - «Sono arrabbiato e preoccupato: mia figlia è stata dimessa venerdì dagli Infettivi e trasferita al Falcomatà, alle 18.30. E’ ancora debole, deve prendere medicinali, non ha avuto cena, è stata male e ha trascorso la notte da sola, senza un campanello o un telefono per chiedere aiuto in caso di bisogno". A parlare è una fonte qualificata, il dottor Stefano Parigi , medico specialista in reumatologia, fisiokinesiterapia e fisioterapi con studio a Sarzana. La figlia Sara, 33 anni, è infermiera e lavora in un altro studio medico, dove probabilmente è stata contagiata dal Sars Cov 2. Anche il medico nel cui studio Sara lavora, una donna, si è ammalata di Covid e da due settimane è ricoverata al Sant’Andrea. Nell’ex ospedale militare Falcomatà la protezione civile regionale ha allestito 15 camere per ospitare pazienti come Sara, persone non più ospedalizzate ma che hanno bisogno di un luogo idoneo per proseguire le cure. La protezione civile ha preparato le stanze ma evidentemente nella gestione degli aspetti sanitari qualcosa manca. Dottor Parigi, che cosa è accaduto a sua figlia? "E’ stata forse contagiata sul lavoro, e si è sentita male. All’inizio in forma più lieve, ha avuto due-tre giorni di febbretta che è scomparsa da sola. Da domenica scorsa ha ricominciato con la tosse, martedì 17 la febbre si era alzata. Abbiamo chiamato il 118 che, gentilissimi, sono venuti, con la tuta protettiva, e l’hanno portata a Sarzana da dove è stata trasferita a Spezia. Agli infettivi l’hanno trattata benissimo". Era già risultata positiva al Covid 19? "Si, è una diagnosi certa fatta con tampone. Dopo il ricovero, hanno fatto un secondo tampone che è risultato negativo e venerdì è stata dimessa, ma ancora con diagnosi di infezione da virus Sar Cov 2 e con una terapia fatta di cinque diversi farmaci da assumere ogni giorno. Quindi, è stata dimessa perché migliorata clinicamente, ma ha ancora un focolaio polmonare, non è guarita, tantomeno dal punto di vista virologico, perché sono necessari due campioni negativi a distanza di 24 ore. E’ stata inviata al Falcomatà per la prosecuzione della terapia". In base all’esperienza che sta avendo con sua figlia, come funziona dal punto di vista sanitario il Falcomatà? "Mi aspettavo che fosse comunque una struttura protetta, assistita. Non è così. Mia figlia, nella notte, a un certo punto ha anche urlato ma non l’ha sentita nessuno, nessuno si è fatto vivo. Capisco l’esigenza di dimettere dall’ospedale i pazienti non più gravi, agli Infettivi hanno fatto il loro lavoro correttamente. Ma si tratta comunque di una paziente che ha ancora bisogno di cure e non può essere lasciata sola, mai". Nessuna assistenza medica o infermieristica nelle ore notturne? "No. Devono esserci delle guardie giurate all’esterno, ma mia figlia nella sua stanza non ha visto affacciarsi nessuno, neanche quando ha urlato. E’ incredibile, basterebbe la presenza non dico di un medico ma almeno di un infermiere con turni che coprano le 24 ore. Un infermiere che in caso di necessità possa chiamare un infettivologo, uno pneumologo". Questi pazienti trasferiti al Falcomatà non vengono comunque visitati, almeno durante il giorno? "Penso che ci sia un medico che fa il giro due volte al giorno. Ma mia figlia nella stanza non ha neppure un termometro per misurarsi la febbre. Nella notte nessuno sarebbe stato in grado di soccorrerla in caso di necessità". Come si sente Sara? "Arrivata al Falcomatà, venerdì si è aggiunta diarrea, avrebbe potuto svenire sola nella stanza e nessuno se ne sarebbe accorto. Ripeto, sarebbe sufficiente la presenza di un infermiere, anche perché a quanto ho capito ci sono solo una decina di persone". La sera di venerdì, quando è arrivata al Falcomatà, che cosa è accaduto esattamente? "Le medicine per la sera le aveva, le erano state date in reparto agli Infettivi. Ma non ha avuto neppure la cena. Pare che non fossero stati informati che sarebbe arrivata. E lei la sera deve prendere 5 pillole che non può assumere a stomaco vuoto, le hanno già dato nausea. Deve avere del cibo nello stomaco per assumere la terapia". Le medicine per la giornata di sabato le sono poi state cosegnate? "Si, oggi (ieri, ndr ) dopo varie telefonate da parte nostra ha avuto i farmaci e glieli porteranno fino a mercoledì 25. In più mia figlia ha chiesto altri farmaci di supporto per la diarrea". In camera, quando è arrivata, aveva almeno una bottiglia d’acqua? "Nessuno le aveva detto niente ma poi oggi (ieri, ndr ) ha scoperto che le bottiglie d’acqua vengono lasciate su un tavolino nel corridoio e deve andare a prendersela. Ma lei venerdì non lo sapeva. Le era stato intimato di non uscire dalla stanza, non sapeva altro". Dopo i primi sintomi, a inizio marzo, sua figlia era stata messa in quarantena? "Certo, da domenica 5. Come tutti noi in casa. Mia figlia stava in camera sua, bagno separato. Siamo medici sia io che mia moglie, qualcosa sappiamo. E’ andata bene, noi due stiamo bene. Ma mia figlia no, ha ancora bisogno di cure". © RIPRODUZIONE RISERVATA