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La scoperta di una studiosa: Michelangelo dipinse un piccolo Giudizio Universale a olio su tela

La ricerca di Amel Olivares, durata oltre 8 anni e presentata alla Stampa Estera a Roma. L’opera oggetto di indagine è “Il Giudizio Universale di Ginevra”, di cui si erano perse le tracce da più di 100 anni

Il Giudizio Universale di Ginevra (Foto Ansa)

Roma, 14 maggio 2024 – “Un piccolo Giudizio Universale con il Cristo Giudice e altre figure del celebre affresco che si ammira nella Cappella Sistina dipinto da Michelangelo Buonarroti a olio su tela, unico esempio di utilizzo di questa tecnica da parte del Maestro". Ad annunciaro è Amel Olivares, specialista di arte rinascimentale, dopo una ricerca durata oltre 8 anni cono la collaborazione dello studioso di storia dell'arte e conservazione, monsignor José Manuel del Rio Carrasco, presentata alla Stampa Estera a Roma e anticipata dall'ANSA. L'opera oggetto di indagine è “Il Giudizio Universale di Ginevra”, di cui si erano perse le tracce da più di 100 anni.

Secondo la ricostruzione fu un dono di Michelangelo al pittore Alessandro Allori che la usò come modello per realizzare una Pala d'Altare nella Basilica Santissima Annunziata di Firenze. Il dipinto è su finissima tela di lino e ha le dimensioni di 96,52 x 81,28 cm. Il dipinto, secondo la studiosa, presenta alcune interessanti peculiarità, tra cui spicca la figura del Cristo Giudice “audacemente” senza barba esattamente come nell'affresco originale della Cappella Sistina, la creazione di personaggi incompleti o solo abbozzati, la tecnica del movimento nelle figure rappresentate e l'inserimento di angeli apteri ossia senza ali.

Tra coloro che sono i "salvati” quello che viene ritenuto un autoritratto di Michelangelo Buonarroti in cui appare con un volto più giovane rispetto a quello conosciuto. Il Giudizio, secondo Amel Olivares, è un esempio della conoscenza di Michelangelo della tecnica dell'olio su tela, presumibilmente appresa da Sebastiano dal Piombo, che arrivò a Roma intorno al 1512. Una descrizione dettagliata del Giudizio Universale di Ginevra è stata ritrovata nell'Archivio di Stato di Firenze del 1792, nei documenti relativi all'inventario dei Mobili e delle Opere d'arte di proprietà del Marchese Fiorentino Donato Guadagni. L'opera nel corso dei secoli ha cambiato diverse proprietà ed è stata restaurata nel 2015 da Antonio Casciani. Il dipinto, che si conserva oggi in ottime condizioni, è stato oggetto di ricerche, studi stilistici, studi storici e analisi scientifiche, tra cui la spettrofotometria, la stratigrafia, la riflettografia, mentre sul volto di Michelangelo sono stati eseguiti studi di ricostruzione facciale, la comparazione fisiognomica e antroposomatica.

"Allori, figlio putativo di Agnolo Bronzino - racconta la Olivares - fu a stretto contatto con Michelangelo durante il suo soggiorno a Roma intorno al 1554 e il 1560, periodo in cui ebbe modo di studiare le opere del Maestro. Michelangelo a quei tempi aveva legami con alcune influenti e aristocratiche famiglie fiorentine come i Bardi, i Capranica e i Montauto che con il loro Banco, finanziarono al Maestro anche la realizzazione della tomba di Papa Giulio II. Fu la famiglia Montauto a commissionare ad Allori l'abbellimento della propria cappella privata nella Basilica Santissima Annunziata a Firenze. Allori, basandosi sul bozzetto ricevuto in dono da Michelangelo, creò con maestria una maestosa Pala d'Altare con il tema del Giudizio Universale, le parole del pittore scritte in latino nella parte inferiore del dipinto attestano: 'Il cittadino fiorentino, discepolo del Bronzino, Alessandro Allori, dipinse fedelmente questa invenzione dell'eccellentissimo pittore Buonarrotì”.