REDAZIONE CRONACA

"M’incateno al Ministero". Parte la rivolta dei rettori contro i tagli agli atenei

Vertice a Siena per contestare le misure del governo e lanciare una risposta forte e collegiale "E’ inutile che Bernini smentisca, le sforbiciate mettono a rischio la sopravvivenza delle università".

Hanno partecipato in collegamento i rettori degli atenei toscani: da sinistra Alessandra Petrucci dell’Università di Firenze, Riccardo Zucchi di Pisa e Roberto Di Pietra di Siena; in collegamento anche Sabina Nuti della Sant’Anna di Pisa

Hanno partecipato in collegamento i rettori degli atenei toscani: da sinistra Alessandra Petrucci dell’Università di Firenze, Riccardo Zucchi di Pisa e Roberto Di Pietra di Siena; in collegamento anche Sabina Nuti della Sant’Anna di Pisa

"Abbiamo accolto la proposta delle 122 Società scientifiche che hanno firmato un importante documento sui ’rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca’ contro i tagli della Legge di bilancio. Non è il momento di tacere o rimanere a casa: l’università è in pericolo. Faccio mio il motto ’insorgere e risorgere’, è ora di combattere", così il rettore Tomaso Montanari apre l’incontro di ieri all’Università per Stranieri di Siena. Un’iniziativa di riflessione e mobilitazione voluta dalla Rete delle Società scientifiche, contro i tagli al sistema universitario, cui hanno preso parte rettori, accademici, sindacalisti, dottorandi e ricercatori.

E’ il professor Mario Pianta della Scuola Superiore di Pisa, presidente della Società italiana di Economia, ad inquadrare la situazione: "Il Fondo di finanziamento ordinario 2024 ha visto tagliati 173 milioni di euro alle università statali. Nella legge di bilancio 2025 il Mur prevede tagli di 247 milioni nel 2025, 239 nel 2026 e 219 nel 2027. E contemporaneamente l’adeguamento Istat degli stipendi dei docenti (+4,8%, per circa 250 milioni di euro), non coperto dal Ministero. In questo scenario economico, il numero dei laureati italiani è fra i più bassi in Europa, aumentano le lauree telematiche e aumenta la precarietà con l’inserimento del pre-ruolo (assistenti alle docenze); in 10 anni 15mila ricercatori italiani sono emigrati. L’università è sotto attacco ed è in gioco la qualità dello sviluppo del Paese, il futuro dei giovani. Abbiamo scritto alla Ministra Bernini e al Parlamento: chiediamo aumento delle risorse, nuove regole e risorse per il reclutamento, verifica delle competenze per le università telematiche, abbattimento del tetto del 75% per il turnover del personale che va in pensione. Ed è ancora il rettore Montanari a sostenere la ’rivolta’, quella rivolta cui la Crui (Conferenza dei rettori), secondo alcuni, non ha prestato voce. "Così come la democrazia è stata erosa, ora tocca all’Università - rilancia Montanari –. Dobbiamo fare incontri come questo in tutta Italia, informare e fare la nostra parte, studiare forme di protesta in cui in prima fila siano i graduati. Seppure la ministra Bernini smentisca i tagli, con questa stretta molti atenei saranno a un passo dal dissesto, non faranno assunzioni e fermeranno la ricerca".

I tagli al FFO mettono in difficoltà le università pubbliche: su questo convergono i rettori toscani, che ieri hanno partecipato al vertice senese. "E’ inutile che la ministra Bernini smentisca, i tagli ci sono stati – dice Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa –: per noi sono 16,5 milioni di euro in meno (6,5%) e l’aumento degli stipendi dei docenti pesa per 6 milioni. Non vogliamo bloccare le assunzioni, ma inevitabilmente saranno rallentate e limitate. Così formiamo giovani di grande valore e li regaliamo ad altri Paesi. Sono disposto anche ad incatenarmi davanti al Ministero, ma dobbiamo essere in tanti. Occorre una risposta di sistema".

"Sono una donna di numeri e vi assicuro che i tagli ci sono - conferma Alessandra Petrucci, rettrice di Firenze –. Per noi sono 17 milioni (7,5% del FFO). Al di là dei numeri si parla di autonomia universitaria, sbandierata da una parte e dall’altra e oggi accerchiata in questo gioco pericoloso. Non sapendo su cosa contare, è difficile anche programmare".

Per l’Università di Siena il taglio al FFO è di 8,2 milioni di euro (7,5%): "I tagli erano già noti alla Crui a luglio, siamo a dicembre e nulla è cambiato - dice il rettore Roberto Di Pietra –. Il fondo ordinario serve per far funzionare l’università e non va confuso con fondi straordinari e Pnrr: ti fanno credere nel regalo, invece ti stringono la corda al collo. Dobbiamo muoverci". Infine la Sant’Anna di Pisa: "Il nostro Senato ha approvato una mozione contro il disinvestimento della ricerca da parte della politica - annuncia la rettrice Sabina Nuti –. L’Italia investe la metà della Germania sulla ricerca. Come i colleghi chiediamo di rivedere le manovre sul personale e la ricerca".

Paola Tomassoni