REDAZIONE CRONACA

Mobilità sanitaria, la Toscana resta tra le regioni preferite per curarsi

Ci si sposta dal Sud al Centro e al Nord anche per prestazioni meno complesse

L'ospedale Careggi

L'ospedale Careggi di Firenze

Firenze, 26 novembre 2024 – C'è anche la Toscana tra le regioni preferite dagli italiani per curarsi. Le strutture sanitarie toscane accolgono i pazienti che fuggono soprattutto dal Sud, da Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, verso gli ospedali del Nord, di Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e, appunto, Toscana. Il fenomeno della mobilità sanitaria non coinvolge solo i malati gravi, che cercano cure 'salvavita', ma anche quelli che devono subire interventi meno complessi, come l’operazione per un tunnel carpale o una protesi d'anca.

Secondo i dati di Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, riportati dal Sole 24 Ore, il fenomeno, legato alle differenze nell'offerta tra le Regioni che si trascinano da sempre, ha raggiunto nel 2023 un valore di 2,87 miliardi, contro i 2,84 del 2019, poi crollati negli anni della pandemia a 2 miliardi. In Toscana, secondo i dati Agenas relativi al 2022, il saldo economico della mobilità della specialistica ambulatoriale è positivo per quasi 26,5 milioni di euro, mentre per esempio in Campania è negativo per oltre 42 milioni di euro.

E' per questo che il ministero della Salute prova ad arginare quella mobilità sanitaria non necessaria o addirittura 'inappropriata'. «Quello che si è visto negli ultimi anni - dichiara il direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Americo Cicchetti - è che la mobilità ad alta complessità si è ridotta mentre è aumentata quella dei pazienti per prestazioni a bassa complessità, anche a fronte di una azione di alcune Regioni del centro Nord interessate ad attrarre pazienti da altre regioni». Da qui l'idea di intervenire con una norma nella manovra ora in Parlamento che obbliga le Regioni a «sottoscrivere accordi bilaterali - recita l'articolo 55 - per il governo della mobilità sanitaria interregionale e delle correlate risorse finanziarie, con tutte le altre regioni con le quali la mobilità sanitaria attiva o passiva assuma dimensioni che determinano fenomeni distorsivi». La misura in manovra prevede che il ministero metta a punto un format di accordo entro febbraio del 2025 e che le regioni siglino questi accordi bilaterali entro aprile 2025: in particolare gli accordi dovranno servire a regolare sia la cosiddetta 'mobilità apparente' (quella cioè tra Regioni confinanti) che soprattutto quella per prestazioni 'a bassa complessità', in particolare per quelle regioni che registrano una mobilità passiva pari almeno al 20 per cento del fabbisogno sanitario standard annualmente assegnato.