
Gregory Peck in una scena del film Moby Dick (foto da web)
Firenze, 14 novembre 2023 – Ci sono giorni decisivi per la storia della letteratura mondiale. Uno di questi è il 14 novembre del 1851, quando venne pubblicato a New York "Moby Dick", il capolavoro di Herman Melville, che sarebbe diventato uno dei testi più importanti della letteratura dell'ottocento. L’autore si ispirò al comandante di una baleniera che perse la propria nave, la Essex, dopo aver speronato un cetaceo. Per noi italiani la traduzione classica del 'Moby Dick' di Herman Melville è quella, con qualche inevitabile approssimazione, di un ventenne Cesare Pavese. Così come il classico capitano Achab al cinema resta quello di Gregory Peck. La metafora della nave Pequod, col suo destino segnato e a bordo uomini di fedi e culture profondamente diverse, protagonisti nel bene e nel male, trascinati dalla pazzia lucida del captano Achab, in cerca di vendetta contro la balena bianca che gli portò via una gamba, in un'epopea tragica, è diventata una fra le opere più forti, intense, incisive e poetiche della letteratura moderna. Questo di Herman Melville è del resto un romanzo in cui, sullo sfondo, c’è sempre la Bibbia, con il senso calvinista di un Dio tremendo. Il narratore di tutta la storia si chiama Ismael, il primogenito di Abramo, cacciato nel deserto, dove impara a sopravvivere esule. Moby Dick dunque è una grandiosa narrazione mitologica e metafisica che racconta, attraverso epiche avventure di mare, la vita come caccia e combattimento, l'eterna lotta dell'uomo contro il male, il suo bisogno e dovere di non tirarsi indietro, pur sapendo che la sconfitta sarà inevitabile. Moby Dick è una gigantesca balena dalla "testa bianca, dalla fronte rugosa e dalla mandibola storta", che vive nei Mari del Sud coperta dagli arpioni dei cacciatori e di cui tutti i balenieri temono la malvagità eccezionale e la malizia. In quel "muro bianco" Achab vede il simbolo del male e delle cieche e brutali forze della natura. Per cercare di cacciarla e ucciderla ingaggia un gruppo di uomini, tra cui vi sono gli ufficiali Starbuck, Stubb e Flask, i ramponieri Tashtego e Deggu, e salpa dall'isola di Nantucket, nel Massachussets, a bordo della baleniera Pequod, oltre al marinaio Ismael, divenuto amico inseparabile del ramponiere polinesiano, ricoperto di tatuaggi, QueequegLa forza di queste pagine sta anche nell'essere quasi un trattato sulla caccia alle balene, con un prologo composto di tante citazioni da ogni tipo di letteratura sul tema, dalla Bibbia a Milton, da Darwin a Rabelais, dai viaggi di Cook a canzoni popolari. Pagine di descrizioni, digressioni e riflessioni, che non distraggono ma anzi aiutano a dar spessore ai personaggi, alla vicenda principale avventurosa e, assieme, rappresentano quella maniacalità del dettaglio che risulta alla fine coinvolgente e rinforza la metafora generale, quella che ha fatto di questo libro un classico. Lo stile di Melville è potente, ha un suo senso di implacabilità anche quando trova momenti di tenerezza e comprensione per le debolezze umane, acquista ritmo nei momenti cruciali, prende un andamento quasi da monologo teatrale in tante riflessioni, del capitano come dei suoi ufficiali. Il romanzo lo pubblicò nel 1851, dieci anni dopo il suo imbarco proprio su una baleniera, la Acushnet, e aver scritto altri libri di argomento marino, acquisendo esperienza e documentazione, leggendo di tutto, da Shakespeare (innanzi tutto 'Re Lear') al Coleridge della 'Ballata del vecchio marinaio' sino a Nathaniel Hawthorne, cui Moby Dick è dedicato con "la mia ammirazione per il suo genio". Nasce oggi Claude Monet nato il 14 novembre del 1840 a Rue Laffitte, Parigi. Il maestro francese ha poggiato la sua opera su una ricerca espressiva mai paga, che lo avrebbe trasformato in uno dei precursori dell'informale e dell'espressionismo astratto. Ha scritto: “Tutti discutono la mia arte e affermano di comprenderla, come se fosse necessario comprendere, quando invece basterebbe amare”.