ALESSANDRO ANTICO
Cronaca

Moby Prince: quella cisterna aperta nella petroliera. Tanti dubbi da sciogliere

Ecco perché servirebbe la terza commissione d’inchiesta parlamentare. Le indiscrezioni sulle ultime indagini allontanano le poche certezze raccolte

Moby Prince: quella cisterna aperta nella petroliera. Tanti dubbi da sciogliere

Firenze, 19 dicembre 2022 - Tragedia del Moby Prince, più di trent’anni senza colpevoli. Anche Elly Schlein, in corsa per il Nazareno, ha sottolineato ieri proprio a Livorno un aspetto significativo: "Due commissioni di inchieste parlamentari hanno prodotto avanzamenti importanti". E’ vero: la seconda commissione parlamentare, soprattutto, ha concluso un lavoro che potrebbe dare impulsi determinanti alle indagini sulla collisione che il 10 aprile del 1991 costò la vita a 140 persone, nella rada di Livorno. Ma adesso questa commissione non esiste più.

Il relitto della Moby Prince dopo la collisione del 10 aprile 1991
Il relitto della Moby Prince dopo la collisione del 10 aprile 1991

E’ dunque necessario che ne venga nominata presto una nuova, per non far trascorrere troppo tempo e per battere il ferro finché è caldo. Lo pensano in tanti a partire dai familiari che chiedono giustizia. Intanto tornano a circolare ipotesi e ricostruzioni più o meno suggestive, comprese le indiscrezioni sull’ultima inchiesta condotta dalla Procura di Firenze, ma che sembrano allontanarsi da quanto concluso dalla commissione presieduta da Andrea Romano. Le risultanze dell’ultima inchiesta parlamentare si focalizzano soprattutto sulla presenza di un’altra nave. "Abbiamo suggerito nella relazione conclusiva due piste da seguire sia da parte della magistratura che del prossimo Parlamento - aveva detto Romano alla chiusura dei lavori -. Una riguarda la nave ’21 Oktobaar II’, che è un ex peschereccio somalo; l’altra è la presenza nel tratto di mare interessato di una o più bettoline impegnate in possibili operazioni di bunkeraggio clandestino". In più di trent’anni la magistratura italiana non ha prodotto un solo indagato per la morte di 140 persone.

Molti gli spunti che sarebbe necessario approfondire. Lo chiede il senso di giustizia, lo chiede il Comitato che ogni anno ricorda la tragedia. Ne prendiamo uno fra i tanti. Durante il primo sopralluogo a bordo della superpetroliera Agip Abruzzo, i vigili del fuoco riscontrarono che la tanca numero 7 era aperta. Fatto molto strano e soprattutto pericoloso, perché le cisterne di una petroliera devono essere ermeticamente chiuse. E allora perché la tanca non era chiusa bene dopo le ore 22 su una petroliera ancorata in rada? E perché tanta fretta nel demolire e inabissare nell’Oceano Indiano il relitto dell’Agip Abruzzo (tre mesi dopo la tragedia), rendendo così impossibile ogni altro sopralluogo a bordo?