REDAZIONE CRONACA

Morte David Rossi, il pm: "Nessun segno di lotta. In stanza era solo"

Il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello: "Seguita ogni sollecitazione della famiglia"

David Rossi

Siena, 1 luglio 2021 - «Si possono fare tante ipotesi, ma il dato che emerge per quello che rileva sul piano probatorio è il seguente: dai sopralluoghi vi è la totale assenza di indizi violenti che si sarebbero trovati se Rossi avesse dovuto difendersi da una aggressione, se avesse ingaggiato una lotta, se fosse scappato da qualcosa, trascinato con forza, non vi è nessun dato che lo rileva». Lo ha detto il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitello, questa mattina nel corso dell'audizione davanti alla commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del dirigente di Mps responsabile della comunicazione, David Rossi. "Dopo l'accoglimento dell'istanza di riapertura delle indagini sulla morte di Rossi ha aggiunto Vitiello -, accoglimento avvenuto nel novembre 2015, fu dato seguito "a tutte le sollecitazioni investigative suggerite dalla famiglia».

"Aveva paura di essere arrestato"

Pochi giorni prima della morte «gli stati emotivi di David Rossi erano molto preoccupanti. Cinque giorni prima del decesso aveva esternato in modo irrazionale la paura di essere arresto Vitello ne ha parlato rispondendo alle domande dei membri della commissione.

Le ferite

"Su alcune ferite trovate sul cadavere del dirigente di Mps David Rossi, quelle alle braccia e a un ginocchio, non abbiamo accertamenti scientifici che in qualche modo ci diano certezze, perché non sono stati fatti quando dovevano essere fatti". Ha dichiarato il procuratore Vitello. Le lesioni alle braccia e alle ginocchia, ha spiegato Vitello, non furono esaminate in sede di autopsia e pertanto, dopo la riapertura delle indagini, la seconda perizia ha «cercato di spiegarle con le evidenze che erano emerse nel corso dei sopralluoghi». In base alle nuove indagini, anche queste poi archiviate dal gip, il procuratore Salvatore Vitello di Siena ha spiegato in buona sostanza che le ferite, che non è stato possibile datare a causa di esami non effettuati in sede di autopsia, siano però compatibili con escoriazioni che Rossi si sarebbe provocato sfregando mentre si posizionava sul davanzale esterno della finestra da cui poi sarebbe precipitato. 

"Nessun altro in stanza"

«Da accertamenti non risultano evidenze di presenze terze nella stanza di David Rossi», nel suo ufficio a Rocca Salimbeni, sede di Mps. Ha detto Vitello. « David Rossi - ha aggiunto - è caduto dal suo ufficio con la parte anteriore del corpo rivolta verso il muro, e questa caduta è collegata al fatto che lui con le braccia si è posizionato sulla finestra dove c'è la sbarra di ferro e si è lasciato andare, è caduto in verticale, in modo speculare alla parete». Inoltre, per quanto riguarda i biglietti di addio trovati nell'ufficio del dirigente di Mps, Vitello ha affermato che «secondo i periti sono stati scritti sicuramente da Rossi, è la sua grafia», mentre in relazione all'orologio del manager, Vitello ha affermato che «le lesioni sul polso lasciano pensare che l'orologio sia rimasto aggrappato a qualcosa e poi si sia staccato». «Sull'orologio - ha detto ancora Vitello - c'è stata una sorta di mitizzazione mediatica». «Sicuramente - ha concluso riferendosi alle immagini della morte di David Rossi - il luccichio che si vede nel video non può essere ricondotto al fatto che una persona dopo aver buttato giù una persona poi butti pure l'orologio». 

"Si sarebbe salvato con un intervento tempestivo"

«La perizia conclude nel senso che non c'erano lesioni che avevano attinto in maniera mortale la persona. Probabilmente se si fosse intervenuti in tempo si sarebbe salvato». Aggiunge Vitelloche ha ricordato come la procura avesse anche aperto un fascicolo per omissione di soccorso, in relazione all'ombra di un uomo che appare nelle immagini della videosorveglianza in strada e che però non è mai stato possibile identificare. Sempre nel corso dell'audizione Vitello ha precisato inoltre come. mancando in alcuni casi evidenze scientifiche, «le conclusioni sono sempre in termini di probabilità». A sostegno di quest'affermazione il procuratore ha riportato le affermazioni degli stessi consulenti che hanno effettuato la seconda perizia, quella disposta dopo la riapertura delle indagini: «In assenza di dettagliate informazioni sulle condizioni iniziali sostengono i periti, non è possibile determinare in nodo univoco le modalità della caduta, ma è solo possibile determinare un ventaglio di possibilità compatibili con la configurazione finale e con le tracce repertate». In base alle evidenze raccolte, sostengono gli stessi periti, la tesi del suicidio appare quella più probabile. 

"Distruzione fazzoletti atto incongruo"

"La distruzione dei fazzoletti sporchi di sangue che erano stati repertati sono stati distrutti dopo il dissequestro. Avrebbero potuto darci un importante contributo, sottolinea ancora Vitello. «È stato un atto incongruo - ha aggiunto - si poteva aspettare, ma in quel momento c'era stata la richiesta di archiviazione e tutti gli atti propendevano per il suicidio».