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Morte del linguista Serianni, La Crusca: "Il suo nome rimarrà nei secoli"

Il presidente Marazzini ricorda l’impegno e i vari progetti per la lingua italiana seguiti dal linguista in Accademia

Luca Serianni

Luca Serianni

Firenze, 21 luglio 2022 - “Oggi ho fatto quello che non avrei mai voluto fare: dettare il necrologio di Luca Serianni”. Così il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, che col linguista ha condiviso un lungo pezzo di strada insieme, entrambi da sempre impegnati nel far conoscere ed amare l’italiano.    

Presidente Marazzini, cos’ha rappresentato Luca Serianni per la Crusca?

“Un punto di riferimento. Era membro di molte istituzioni culturali, tra cui La Crusca, di cui non era solo era accademico, ma nel mio primo mandato, nel 2014, Luca era anche componente del consiglio direttivo dell’Accademia. Un mandato che è stato particolarmente difficile, perché è stato quello della crisi finanziaria dell’Accademia. In quell’occasione, come sempre, abbiamo avuto opportunità di usufruire del suo equilibrio e della sua intelligenza straordinaria. All’interno dell’Accademia dirigeva anche una delle più importanti riviste, ‘Studi di Lessicografia Italiana’, e in più aveva diretto l’Osservatorio degli Italianismi nel mondo”.

In cosa consisteva il suo lavoro?

“Nell’Osservatorio andava a cercare le parole italiane che si erano diffuse in tutte le lingue del mondo. Grazie al progetto che Serianni ha seguito fino a un anno fa, eravamo arrivati non soltanto alle lingue d’Europa, ma anche al cinese e al giapponese. Faceva anche parte del gruppo Incipit (quello che segnala le parole straniere che entrano nella comunicazione sociale), perché Luca era sì un grande studioso dell’italiano antico e di Dante, ma aveva anche molto interesse per l’italiano contemporaneo, e il gruppo si avvaleva del suo equilibrio e della sua autorevolezza.

Quando lo ha incontrato l’ultima volta?

“L’ultimo anno per lui è stato segnato dalla direzione del gruppo che ha costruito il Museo della Lingua italiana. Ed è stata proprio l’inaugurazione l’ultima occasione in cui l’ho incontrato. Siamo riusciti appena a salutarci, era circondato dei giornalisti. Si era dedicato moltissimo a questo progetto, che avrebbe guidato negli anni.”

Che eredità lascia?

“Lascia più di un’eredità. Serianni è uno di quegli studiosi che saranno ricordati nei secoli. Non c’è argomento relativo alla lingua italiana in cui il suo nome non sia in posizione centrale nella bibliografia. Penso poi alle grandi opere che ha diretto e realizzato, alla Grammatica Serianni-Castelvecchi per la Utet, la più comoda da consultare, che raggiunge un equilibrio tra modernità di prospettiva, ponendo dei chiari confini alla libera innovazione. Cosa che la rende consultabile a qualunque utente colto. Una grammatica che si ponga anche degli obiettivi normativi e di guida dell’utente, migliore di quella di Serianni, io credo non ci sia e non ce ne sarà tanto presto. Penso poi alla ‘Storia della lingua italiana’ Serianni – Trifone, rimasta un capolavoro. Penso poi alla sua attività di dantista e al suo lavoro di filologo. Proveniva da una storia filologica importante, è stato assistente di Castellani, e l’impronta si è vista in tutta la sua carriera. Il filologo infatti ha del rigore nel trattare gli argomenti, e questo Serianni lo ha sempre conservato: era cioè misuratissimo nel trattare la terminologia, senza però mai essere oscuro. È stato dunque un grande studioso per tutta una pluralità di argomenti che ha trattato, da Dante alla lingua contemporanea, su cui ha inciso col gruppo Incipit”.

Come lo ricorderà La Crusca negli anni a venire?

“Lo ricorderemo assolutamente, dedicandoci non a coltivare la sua memoria, perché non ce ne sarà bisogno, essendo Serianni tra i grandi. Ma per ricordarne la figura, come facciamo per tutti gli accademici”.

Un ricordo personale di Luca Serianni?

“Non avendo impegni di famiglia, perché non era sposato e non aveva figli, è riuscito ad avere con gli allievi della sua scuola un rapporto che nessuno di noi è riuscito ad avere, intensissimo. Anche in quest’occasione, sono corsi in ospedale per primi. Un anno fa si era sentito male a Genova, mentre teneva delle conferenze, e anche in quell’occasione sono stati i suoi allievi ad assisterlo. Aveva con loro un rapporto speciale. Per lui non erano solo allievi: erano figli”.

Maurizio Costanzo