REDAZIONE CRONACA

Muratore ucciso, svolta nel giallo. Fermato un ex collega di 17 anni

Il ragazzino era stato dipendente nella stessa ditta. L’accusa: movente legato all’ambiente lavorativo. A incastrarlo le telecamere. Sequestrati i vestiti usati quel giorno e le scarpe sporche di sangue.

Salvatore Postiglione, 56 anni, il capomastro di una ditta edile ammazzato nel parcheggio a Foligno (Perugia)

Salvatore Postiglione, 56 anni, il capomastro di una ditta edile ammazzato nel parcheggio a Foligno (Perugia)

FOLIGNO (Perugia)

Un ragazzino non ancora diciottenne, arrivato in monopattino all’alba sul luogo del delitto e che con lo stesso mezzo si è allontanato dopo aver massacrato a coltellate la vittima, che invano ha tentato di sfuggirgli. Un delitto premeditato secondo gli investigatori. Perché tanta ferocia? Non è ancora chiaro, sicuramente per qualche dissapore in ambito lavorativo. Il diciassettenne, nato e residente a Foligno, albanese d’origine familiare, è in stato di fermo per l’omicidio di Salvatore Postiglione, muratore di 56 anni ucciso verso le 6 di giovedì scorso in un parcheggio della zona industriale nord di Foligno con un numero imprecisato di coltellate, più di tredici, al petto e alle spalle, colpito anche mentre cercava di fuggire. Il provvedimento è scattato dopo la raccolta di quelli che gli inquirenti ritengono gravi indizi di reato, che hanno portato al decreto di fermo di indiziato per i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e porto e detenzione ingiustificata di oggetti atti ad offendere. L’omicidio è avvenuto in un luogo che è ritrovo abituale per gli operai dell’azienda dove da tempo lavorava Postiglione. La scena è stata ripresa dalle telecamere del condominio adiacente al parcheggio. Grazie alla visione delle immagini è stato possibile ricostruire tutti i momenti dell’agguato: l’autore del delitto, a volto coperto, si è appostato nei pressi del luogo dove è avvenuta l’aggressione e ha aspettato la vittima, per poi avventarsi su di lei e non darle possibilità di fuga.

L’uomo agonizzante era stato trovato da due addette alle pulizie dei vicini uffici del sindacato in un’aiuola a pochi metri dalla sua auto, dove era cominciata la brutale aggressione. Grazie alle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza, è stato ricostruito anche il tragitto di fuga del malvivente in monopattino, sino in piazza Ubaldi nel centro storico folignate, a due chilometri dal luogo del delitto. Il cerchio si è andato via via stringendo, fino alla perquisizione nella casa dove il ragazzo vive con la mamma e una sorella più piccola. Qui, sono stati trovati gli abiti indossati durante l’aggressione, le scarpe sporche di sangue e il monopattino con cui il giovane aveva raggiunto il luogo del delitto e poi vi si era allontanato.

Il ragazzo ha agito non solo a volto coperto ma anche calzando dei guanti che avrebbe però lasciato sul luogo del delitto. Nel caso, una sorta di ’firma’ dell’assassino. Da chiarire il movente dell’omicidio, comunque legato secondi gli investigatori all’ambiente di lavoro. Tra i due forse c’è stato uno screzio, che alla povera vittima, gran lavoratore e padre di famiglia, è costato la vita. Il giovane aveva lavorato per qualche mese nella ditta locale dove Postiglione, originario del Napoletano ma da tanti anni a Foligno, svolgeva di fatto il ruolo di capo cantiere. Il diciassettenne, che si era licenziato a ottobre, ora dovrà rispondere alle domande del procuratore presso il Tribunale dei Minori, Flaminio Monteleone. Il ragazzo accusato del delitto è al momento in ospedale: è stato ricoverato in seguito a gravi atti di autolesionismo.

"La famiglia della vittima vuole esprimere la sua gratitudine al commissariato di Foligno e alla questura di Perugia per la rapidità con la quale gli investigatori sono riusciti a individuare il presunto responsabile del delitto", commenta l’avvocato Alberto Onori, che assiste i familiari del 56enne. Il sindaco Stefano Zuccarini evidenzia "la validità del sistema di videosorveglianza" e ringrazia la polizia "per essere venuta a capo, in breve tempo, di questa tragica vicenda".

Alessandro Orfei

Stefano Cinaglia