Dario Nardella non tifa per sé ma per Eugenio Giani. L’ex sindaco di Firenze sgombera definitivamente il campo da equivoci e rumors che in questi giorni l’hanno interessato come impedimento dell’ultim’ora alla (ri)candidatura nel centrosinistra del governatore uscente della Toscana. "Mi auguro che si sciolgano velocemente le riserve sulla candidatura. E visto che i giornali spesso riportano il mio nome tra i possibili candidati, dico che in primavera ho fatto una campagna elettorale e ho avuto il voto dei cittadini per rappresentare la Toscana, e non solo, in Europa. Questo è il mio lavoro, dopo aver fatto il sindaco sono orgoglioso di fare il parlamentare europeo", il Nardella pensiero.
A cui segue l’endorsement scaccia retroscena: "Credo sia chiaro che per le prossime elezioni toscane si debba guardare all’operato del presidente Giani. Dare un giudizio di quell’operato ed essere conseguenti con quel giudizio". Una rottura degli indugi che ha anestetizzato le fibrillazioni di chi temeva un possibile ribaltone in casa dem. Sintomo anche di due considerazioni. Non è nella direttrice Strasburgo-Firenze che si esaurisce la traiettoria politica di Nardella. Cinque (oppure dieci) anni in Regione oscurerebbe l’altra direttrice, quella preferenziale, Strasburgo-Roma. E poi laddove nel Pd maturasse la consapevolezza di un cambio di cavallo vincente all’ultima curva, per sensibilità (correntizia) del Nazareno, la carta di un riformista farebbe da doppione. Servirebbe casomai uno schleiniano. Giani nel frattempo attende sabato la salita in Riva d’Arno di Elly, all’indomani dell’approvazione apripista della prima legge sul fine vita da parte della Toscana. Un biglietto da visita niente male. In agenda, per Schlein, l’incontro pubblico col collega di banco a Montecitorio Furfaro. Che sia l’occasione per sciogliere la riserva? Riserva congelata, invece, nel centrodestra. Che ancora gioca a nascondino. Forza Italia è sempre più inquieta e lamenta col segretario regionale Marco Stella l’urgenza di un confronto fra alleati.
"Più tempo perdiamo e più possibilità diamo al centrosinistra. In attesa che si riuniscano le segreterie nazionali, noi dobbiamo parlare urgentemente di programmi. A fare la differenza non è solo il nome, ma anche il percorso col quale arriviamo a definirlo", tuona Stella. Mare mosso anche nella Lega. Resta viva la pista che porta a un ventaglio di nomi del partito di Matteo Salvini. Al netto della scheggia impazzita del generale (indipendente) Roberto Vannacci, scendono le quotazioni del consigliere regionale Giovanni Galli, mentre cresce l’ipotesi di una quota rosa alternativa all’alfiere di FdI Tomasi.
"Rispettabile la proposta di FdI, ma la Lega ha in consiglio regionale un patrimonio di risorse da valorizzare. Ed è da lì, probabilmente, vi do un indizio, che partiremo per la presentazione della proposta della Lega - rivela l’europarlamentare Susanna Ceccardi intervistata da Toscana Tv -. Non spetta a me fare il nome, ne stiamo parlando internamente ma se mi si chiede un parere personale io vedrei bene la candidatura di una donna che ha lavorato per il bene dei toscani in questi 5 anni". La più spendibile per Ceccardi? "Il nome lo farà il segretario", precisa, nonostante voci di corridoio certifichino un apprezzamento verso Meini.
Certo che al favorito per la corsa da anti-Giani, Tomasi, comincia a star stretta la strategia dei tempi lunghi. Le dichiarazioni sempre a Toscana Tv parlano chiaro: "E’ legittimo che i nostri alleati facciano dei nomi - ha detto il sindaco di Pistoia -. Tuttavia questo non cancella il tema delle tempistiche. Bene che ci siano nomi alternativi, ma si arrivi il prima possibile a una sintesi per iniziare la campagna elettorale sul candidato. Se fosse domani sarebbe meglio, ma non ho posto ultimatum a nessuno".
Francesco IngardiaLisa Ciardi