OLGA MUGNAINI
Cronaca

Fiesole, torna il Natale e sarà inclusivo: l’Istituto universitario europeo fa festa e pensa al nuovo mondo

Il presidente Dehousse annuncia: "Il 13 dicembre il nostro evento" senza parole censurate. "Ma dobbiamo riflettere su un fatto: i nostri studenti vengono da tutti i Paesi del globo"

Renaud Dehousse

Renaud Dehousse

Firenze, 10 dicembre 2023 – Anche quest’anno sarà Natale all’Istituto Universitario Europeo di Fiesole, con tanto di albero, luci addobbi, musica e doni. Insomma, tutto in piena tradizione. La "festa d’inverno" è stata invece archiviata. Avrebbe dovuto sostituire le consuete celebrazioni, perchè considerate non rispettose delle "diverse osservanze religiose e culturali" degli studenti provenienti da ogni parte del mondo. Ma la direzione dell’Istituto, dopo una valanga di polemiche, ha deciso in favore di una formula che si vuole rispettosa di tutte le identità che convivono nel proprio interno. Il presidente dell’Istituto, Renaud Dehousse, che fra pochi mesi concluderà il suo mandato, assicura che il 13 dicembre la "Festa di Natale" ci sarà, come sempre, però con l’aggiunta "e di fine anno".

Professor Dehousse, perché questa marcia indietro? E perché la necessità di discutere su una ricorrenza così sentita in Europa?

"Più che di marcia indietro parlerei di una riflessione approfondita. Perché il mondo sta cambiando e l’Istituto stesso non è più lo stesso di quando, anche io tanti anni fa, l’ho frequentato da dottorando. Ed è normale che anche da noi si rispecchino tensioni e opinioni diverse. In realtà la vicenda, che ha suscitato tante polemiche, fa parte di una discussione più ampia. Tenga conto che abbiamo studenti da oltre novanta Paesi di tutto il mondo".

Ma l’inclusione dovrebbe voler dire aggiungere, non togliere.

"Certamente. Ma non c’è mai stata l’intenzione di chiedere a chiunque di rinunciare a qualcosa, quanto invece di far capire a chi ha origini diverse e che non è cresciuto nella tradizione del Natale, che è comunque benvenuto. All’interno della nostra comunità c’è stato un dibattito, con diversi punti di vista, come è giusto e normale, perché l’università è un laboratorio di idee e riflessioni".

Fra pochi mesi termina il suo mandato da presidente. Che Istituto lascia a Patrizia Nanz, che la sostituirà da marzo?

"Come dicevo il cambiamento principale è l’apertura al mondo: non siamo più solo un’università europea, ma di tutti i continenti, che cerca di affrontare sfide globali. E la discussione sul Natale dimostra l’evoluzione all’interno di un istituzione inserita in un dialogo mondiale. Noi siamo davvero strasnazionali, ed è per questo che i nostri studenti riescono poi a fare bellissime carriere. Perché qui vivono davvero un’esperienza multiculturale".

Ma secondo lei come è messo il concetto di Europa?

"Sappiamo di essere europei in modo astratto, ma non pensiamo in scala europea. Anche se dovremmo farlo, perché le grandi sfide del futuro, pandemie, crisi climatica, conflitti, non possono essere affrontate dai singoli Paesi. Bisogna trovare il mondo di lavorare insieme. Per questo serve una formazione culturale che dia una maggiore apertura rispetto a quella dei nostri padri. Questo non vuol dire rinnegare le nostre identità, non si deve privare un cittadino delle sue radici, anzi. E se togliere la parola Natale dalla festa è stato percepito come una minaccia, è importante capirlo".