Pisa, 19 aprile 2021 - È il 5 dicembre 2018 quando Alessandro Francioni, l’ex presidente dell’Associazione Conciatori di Santa Croce - finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Dda - e Nicola Andreanini, direttore del depuratore Aquarno, anche lui indagato, parlano della diffida ricevuta dalla Regione per lo smaltimento del keu. Le criticità dell’inerte finale che deriva dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli sono venute tutte al pettine. C’è da far presto. I due progettavano di riferire a Rossi come "non avessero fatto in tempo ad andare da lui che ne stavano già inventando delle altre".
Ma il keu, alla fine, ha messo tutti nei guai. Il keu che veniva mandato dall’impianto (ex Ecoespanso) Aquarno Spa nelle ditte di Lerose a Pontedera e Bucine per ricavarne materiale riciclato mescolandolo con altri rifiuti da costruzione e demolizione. Lo scopo era ottenere aggregati per sottofondi stradali. Il tutto nonostante fosse un materiale non inerte e non ne fosse consentita tale modalità di recupero perché avrebbe potuto rilasciare nel suolo e nelle acque solfati, cloruro e cromo. Keu già da tempo sotto la lente. Gli investigatori monitoravano da mesi consegne e cantieri: i controlli riguardavano un cantiere a Massarosa (3mila300 metri cubi), uno nell’area Galazzo sull’Aurelia, in zona adiacente a Ikea; Castelfalfi di Montaione; Empoli, cantiere strada regionale 429 di Vadelsa, relativo all’opera di completamento della variante.
Criticità qualitative dei riciclati, prodotti da Francesco Lerose - l’unico indagato finito in carcere - e contenuti keu, erano state riscontrate già nel 2017 dagli addetti Arpat nel cantiere Green Park di Pontedera, poi sottoposto a bonifica. In questo cantiere, secondo gli inquirenti, venivano riutilizzati i riciclati provenienti dai Lerose per un quantitativo di 5.472 tonnellate per la realizzazione delle strade di cantiere. La composizione del riciclato rivenuta nel cantiere risultava a seguito di analisi "del tutto analoga alla composizione del keu analizzato all’impianto Ecoespanso" e a quello analizzato in cantieri nell’aretino. Secondo gli inquirenti, le ditte dei Lerose smaltivano i rifiuti in ingenti quantitativi in siti non idonei per i livelli presenti di contaminazione del cromo e di altri inquinanti all’azienda agricola I Lecci di Peccioli per circa 7mila tonnellate e Crespina Lorenzana, con conferimenti plurimi. Francesco Lerose, è emerso dalle indagini, sarebbe stato anche in stretto contatto con ambienti di spessore criminale della cosca Gallace. Questi avevano preso il controllo del subappalto del movimento-terra per la realizzazione del quinto lotto della 429. Grazie a questi contatti e infiltrazioni risulterebbero stati smaltiti abusivamente nei rilevati circa 8mila tonnellate di rifiuti contaminati.
L’episodio è stato il punto di collegamento tra l’indagine "Keu" e l’indagine "Calatruria": attraverso una ditta mugellana infiltrata da esponenti della cosca è stato possibile ricostruire il controllo del movimento terra nell’appalto della strada poi "avvelenata" dai rifiuti. La successiva ricostruzione della filiera del prodotto ha portato direttamente a Santa Croce, dove ci sono voluti mesi per "digerire" un’altra inchiesta ancora in pieno svolgimento, la Blu Mais, che vede coinvolto il Consorzio Sgs. Indagine che la scorsa estate portò ad arresti e sequestri per 150 ettari di campi agricoli che sarebbero stati inquinati da 24mila tonnellate di rifiuti speciali del distretto conciario smaltiti illecitamente come concime grazie a documenti falsi che li avrebbero fatti apparire quel che non erano.
Carlo Baroni