Firenze, 5 giugno 2022 - Una sentenza di condanna, da completare e motivare, e un processo, ancora da iniziare. Spagna e Italia: due procedimenti paralleli per l’omicidio di Niccolò Ciatti, avvenuto nell’agosto del 2017 a Lloret de Mar. Ma Eurojust, l’organo di collegamento tra le giustizie europee, ha fissato nuove consultazioni per cercare di risolvere la questione della doppia giurisdizione, rimasta fino ad ora in sospeso per via di un mancato accordo “diplomatico“.
L’otto giugno, il pm della procura di Roma, Erminio Amelio, titolare del fascicolo "italiano" dell’omicidio del 22enne di Scandicci, non sarà impegnato soltanto in aula, per la prima udienza del dibattimento dinanzi alla corte d’assise di Roma. Ma sarà presente anche in una riunione con i colleghi europei. L’oggetto è proprio il processo a carico di Rassoul Bissoultanov e Movsar Magomadov: i due Stati proseguiranno di pari passo, fino a che non diventerà definitiva una delle due sentenze, o ci sarà un accordo tra Spagna e Italia?
Per ora, comunque, si va avanti così. Anche la corte d’assise, interrogata su questo punto dalla difesa del ceceno - che aveva sollevato la questione del conflitto territoriale - non ha rinunciato alla titolarità del procedimento. E la famiglia Ciatti, accompagnati dai suoi legali, Agnese Usai e Massimiliano Stiz, mercoledì sarà di nuovo in un’aula, ma di un tribunale italiano, quello di piazzale Clodio. Anche in Italia, Bissoultanov e Magomadov sono entrambi imputati: di omicidio volontario il primo, del concorso nel pestaggio mortale il secondo.
La Spagna, nel processo di primo grado appena conclusosi a Girona, ha mandato assolto Magomadov, ma ha anche riconosciuto, secondo il verdetto del tribunal del jurado , i giudici popolari, che Bissoultanov sapeva di poter uccidere con quel calcio, sferrato per di più a tradimento quando Niccolò era a terra e non stava guardando il suo aggressore. Ora, la sentenza spagnola si deve completare con l’applicazione della pena, compito, questo, che spetta all’unico giudice togato che ha composto la giuria, il magistrato Adolfo Garcia Morales. La sua decisione starà tra i 15 anni, cioè il minimo, richiesti dalla difesa di Bissoultanov, e i 25 che invece pretende la famiglia, il massimo previsto dal codice penale spagnolo.
La pubblica accusa ha calcolato la pena “giusta“ in 24 anni, aumentati però di altri nove di libertà vigilata. Niente carcere. Ma l’aspetto che più preoccupa la famiglia Ciatti è l’impossibilità di prorogare la carcerazione preventiva.
In udienza, il ministerio fiscal Victor Pillado è stato chiaro: Bissoultanov, liberato dalla Spagna nel giugno 2021, ma tratto nuovamente in arresto in Germania e poi consegnato con l’estradizione all’Italia (che lo ha nuovamente, e incredibilmente, liberato il 23 dicembre scorso) ha già fatto il massimo tempo previsto di custodia cautelare. Ovvero quattro anni, un termine che combacia con quello previsto in Italia, per altro.
Dunque, è libero, anche se con qualche accortezza: gli è stato ritirato il passaporto e ha l’obbligo di firma. Oggi Bissoultanov si è stabilito a Girona, dova lavora in un locale come cameriere. Non appena ha ottenuto la libertà, è infatti tornato in Spagna. Il suo avvocato, Carlos Monguilod, ha usato la sua "costituzione" come un segno di resipiscenza, ma per i Ciatti la “riparata“ in Costa Brava è stata calcolata per affrontare un giudizio a lui più favorevole. Tra due Paesi che volevano processarlo per omicidio volontario, ha scelto quello dove non vige l’ergastolo. Il suo difensore ha già annunciato che impugnerà la sentenza attesa entro la fine del mese.