Massa Carrara, 7 novembre 2023 – “Da una prima stima possiamo tranquillamente affermare che solo sulla costa i danni imprenditoriali si aggirano sui 2 milioni e 800 mila euro. Una cifra complessiva per garantire almeno il decoro delle imprese balneari". A parlare è Itala Tenerani, presidente del Consorzio Balneari Massa. Questo è il primo punto che i diretti interessati sollevano a fronte del disastro che il maltempo di questi giorni ha causato sul litorale massese. Nonostante l’entità dei danni Massa non è stata inserita tra le città in stato di emergenza nazionale. Il presidente della Provincia Gianni Lorenzetti parla di "circa 50 milioni di euro di danni complessivi, volendo stare bassi" e aggiunge: "Sono in contatto con i deputati Alessandro Amorese e Andrea Barabotti: mi hanno informato che saremo compresi anche noi, attendiamo. Allo stato attuale siamo fuori".
"Chiediamo con forza di essere inseriti nello stato di emergenza nazionale", ribadisce la presidente dei balneari che ad oggi è ancora fuori dai ristori del Governo. "Si tratta di difendere un’intera economia – prosegue Itala Tenerani –, il turismo balneare produce un indotto importante per l’intero sistema turistico del territorio apuano".
Il litorale è stato colpito duramente dalle ultime mareggiate che hanno avuto una forza e una violenza che non si vedeva da decenni. Nei circa otto chilometri di costa massese tutti gli stabilimenti balneari, che sono circa 140, sono stati colpiti chi più chi meno dalla forza del mare. "Non è solo una questione di danni alle imprese – conclude la Tenerani – ma di un danno ambientale di notevole portata. L’erosione sta divorando il litorale e quindi chiediamo al Governo che presti attenzione a questa problematica inserendo la nostra provincia in stato di emergenza nazionale. Siamo una località a vocazione turistica balneare, ma senza spiaggia cosa possiamo offrire?".
Laura Sacchetti
Viareggio, stabilimenti devastati. “E con le aste Bolkestein la Versilia rischia tutto”
È piovuto sul bagnato. La bufera della notte tra il 2 e 3 novembre, con onde alte 4-5 metri, ha provocato danni milionari in decine di stabilimenti balneari. I più devastati sono a Viareggio, oltre 20, e a Lido di Camaiore. I gestori stanno ancora pulendo e le stime delle perdite sono provvisorie. Ma per ironia della sorte dovranno pagare decine di migliaia di euro a testa proprio mentre s’avvicina la scadenza delle concessioni demaniali, il 31 dicembre. Dal 1° gennaio dovrebbero andare all’asta. E chi deve riparare i danni, rischia di perdere il bagno senza sapere nemmeno se riceverà un indennizzo, e di che valore. Il 24 ottobre s’è tenuta in Cassazione un’udienza decisiva. Riguardava il ricorso mosso dal Sib, i balneari Confcommercio, contro le ordinanze del novembre 2021 emesse dal Consiglio di Stato. Il quale aveva sancito l’obbligo delle aste nel 2024, e la fine dei rinnovi automatici delle concessioni in ossequio al diritto comunitario e alla direttiva Bolkestein.
La Procura generale presso la Cassazione ha chiesto l’accoglimento del ricorso e l’annullamento delle ordinanze del Cds: ma chi entra Papa in conclave spesso esce cardinale, figuriamoci in un tribunale. L’incertezza resta sovrana. Invece sono certi i danni dell’ultimaa tempesta. Ne hanno parlato i presidenti delle associazioni di Viareggio e Camaiore, Tommaso Magnani e Marco Daddio: «Scantinati allagati, attrezzature distrutte, pompe e filtri delle piscine da sostituire, impianti elettrici da rifare, cucine e frigoriferi da buttare. Il danno di chi è stato meno colpito è sui 10 mila euro, per gli altri molto di più. E pochi sono assicurati contro le mareggiate: i premi sono elevati, il massimale risarcibile appena 10 mila euro. L’acqua di mare ha invaso giardini e parcheggi dei bagni, oltre che la Passeggiata di Viareggio. Ci chiediamo se palme, pitosfori e tamerici sopravviveranno o seccheranno». Tutto questo mentre è attesa la sentenza della Cassazione.
Beppe Nelli