Firenze, 29 maggio 2022 - E’ pronta la riforma del 118 attesa in Toscana da oltre un decennio. La riorganizzazione prevede, complessivamente, un aumento dei mezzi di soccorso per garantire l’intervento tempestivo sul territorio regionale (entro 8 minuti nelle località con più di mille abitanti – ora il 76% rientra nei tempi – ed entro 20 minuti nelle zone rurali), riservando le équipe con medico e infermiere a bordo a casi selezionati.
Il punto più contestato, al centro di un confronto spinoso con i sindacati, con il volontariato e i sindaci, è proprio il taglio di 23-24 ambulanze con medico a bordo che saranno sostituite da altrettante infermieristiche. In servizio resteranno 9-10 ambulanze medicalizzate in tutta la regione, con una riduzione più consistente nei territori di Firenze-Prato dove ne resteranno 3 in servizio (ne perderanno 7-8), di Livorno-Pisa (meno 9-10) ne rimarranno 2 e dell’Alta Toscana (meno 5) dove non ne sono previste. Salirà il numero di automediche (medico e infermiere): saranno 50 contro le 45 attuali, più 4 a Firenze-Prato e più 6 a Livorno-Pisa .
Le linee di indirizzo del ’Piano di rivisitazione del sistema di emergenza urgenza sanitaria territoriale’ sono illustrate in un documento di 13 pagine che poi si tradurrà in delibera, quindi in legge regionale. Un documento al quale si è arrivati dopo una lunghissima fase dialettica non priva di forti tensioni, sul quale, verosimilmente da metà giugno, partirà il confronto con i sindaci. L’assessore alla sanità Simone Bezzini ha preteso che si arrivasse all’accordo tra tutte le componenti (farà anche un passaggio preliminare in consiglio regionale per evitare impallinamenti successivi come già accaduto), motivo per cui sono state necessarie decine di riunioni nelle quali ci si è confrontati su modelli e ipotesi diversi prima di arrivare alla sintesi. Ci sono però ancora questioni da affrontare prima dell’attuazione della riforma. Come le criticità dell’area del Chianti, a Montemurlo, in Garfagnana e in Lunigiana.
Il piano prevede una riorganizzazione complessiva del sistema, con la formazione di tutto il personale, un massiccio utilizzo della telemedicina e della trasmissione degli elettrocardiogrammi da remoto, la dotazione di defibrillatori fondamentali per la sopravvivenza in caso di arresto cardiocircolatorio. Il piano propone nuovi modelli che prevedono una forte integrazione con i dipartimenti di emergenza urgenza degli ospedali, come la rotazione tra personale del territorio e del pronto soccorso. E poi la stesura di protocolli di intervento per le emergenze cardiocerebrovascolari, traumatologiche e pediatriche.
Il percorso prevede una fase di sperimentazione di due mesi, per arrivare alla progressiva conclusione del progetto di riassetto entro la fine dell’anno. In un processo di omogeneizzazione. Perché in Toscana la rete dell’emergenza urgenza si è sviluppata sulla base di progetti locali diversi.
A oggi esistono territori in cui si è già compiuto il percorso di ammodernamento, come nelle più importanti realtà italiane, incluso il dimensionamento dei mezzi di soccorso con medico a bordo: Arezzo, Grosseto, l’Empolese e la provincia di Pistoia sono fra queste realtà. La riforma sarà sperimentata per un anno, con monitoraggio e revisione dei risultati sugli indicatori standard di sicurezza a sei mesi e a un anno di distanza.