MONICA PIERACCINI
MONICA PIERACCINI
Cronaca

L’occupazione al femminile. Lavorano e guadagnano meno, ma sono più qualificate e istruite

Il quadro del rapporto di Ires Cgil della situazione toscana: ancora lontani da una piena parità Il doversi occupare della cura della famiglia si traduce in assunzioni precarie e part-time

Fiaccolata e corteo con arrivo in piazza della Scala In occasione dell’ 8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna

Fiaccolata e corteo con arrivo in piazza della Scala In occasione dell’ 8 Marzo, Giornata Internazionale della Donna

Firenze, 8 marzo 2023 – Lavorano e guadagnano meno degli uomini, eppure spesso sono più qualificate e istruite. Sono ancora in svantaggio le donne nel mondo del lavoro e lo conferma il quadro emerso dal rapporto Ires-Cgil sull’occupazione femminile in Toscana, diffuso in occasione dell’8 marzo. Nella regione le donne attive sul mercato del lavoro sono il 67%, contro l’80% degli uomini. Stesso divario nei tassi di occupazione: 63,8% per le donne e 76,7% per gli uomini. In Toscana, secondo i dati aggiornati al terzo trimestre 2022, le donne occupate sono poco più di 754 mila, gli uomini oltre i 903 mila. Ogni anno lavorano 267,4 milioni di ore in meno (1.462,3 contro 1.693,7) rispetto al genere maschile, 6,3 ore in meno la settimana. Quasi un terzo delle lavoratrici dipendenti, cioè il 31%, ha un contratto a tempo parziale, contro l’8,6% dei lavoratori. Un dato in linea a quello italiano, ma superiore di 2 punti percentuali alla media europea. 

A parità di mansione, le donne percepiscono inoltre stipendi significativamente inferiori a quelli degli uomini: in Toscana il dato è del 2% in meno se si considera il salario medio, ma, ai due estremi -10% con salari più alti e 10% con salari più bassi - il salario orario lordo delle donne è inferiore rispettivamente del 6,3% e dell’8,5%. D’altra parte, il lavoro femminile è spesso precario e discontinuo, con un ruolo rilevante del lavoro stagionale, che incide per il 17,3%, della somministrazione, pari al 12,2%, e del lavoro intermittente, che sfiora il 13%. Insomma, ancora vale il sistema tradizionale, rispetto al quale l’uomo, spiega il presidente di Ires Toscana, Gianfranco Francese, "rappresenta la fonte di reddito principale dei nuclei familiari, relegando la donna ad un ruolo spesso ancillare nel mondo del lavoro che ne mina, sia in termini di partecipazione che di salario, le possibilità di una reale autonomia economica e di indipendenza personale". Così la donna, che deve occuparsi di più della famiglia, ha un lavoro spesso "precario, saltuario e quasi sempre part-time". 

"E’ proprio il part time - aggiunge Barbara Orlandi, del coordinamento donne di Cgil Toscana - ad essere la forma di accesso al lavoro delle donne maggiormente diffusa, in relazione al tema ‘conciliazione tempo di vita e tempo di lavoro’ che, invece, deve sempre più diventare ‘condivisione dei tempi di vita e di lavoro’; di quel lavoro non retribuito di cui si fanno carico quasi esclusivamente le donne e che riguarda la cura dei bambini, l’accudimento degli anziani, la gestione familiare".

"Occorre liberare il tempo delle donne, perché più si libera il tempo del lavoro non retribuito, più le donne potranno dedicare il tempo al loro lavoro retribuito garantendo così autonomia e indipendenza, condizioni fondamentali per liberarsi anche da quelle condizioni di violenza che, purtroppo - conclude Orlandi - continuano ad essere presenti".

Unica consolazione e forse uno stimolo a fare sempre meglio, il fatto che la Toscana presenti, a livello di occupazione femminile, livelli migliori rispetto al dato nazionale, il quale sconta i valori particolarmente critici del Mezzogiorno. Lo scarto occupazionale tra uomini e donne è per la nostra regione in linea con il Centro-Nord, con un differenziale che è stabile intorno al 13%.