Firenze, 18 febbraio 2016 - UN APPELLO sentito. Un grido forte. Che rivolgo all’assessore Remaschi. Nei recenti accordi di scambi commerciali con paesi terzi in cui spesso le produzioni agricole sono entrate in modo importante, abbiamo assistito a un preoccupante atteggiamento a vantaggio di presupposti aiuti ai paesi in difficoltà. Molti paesi applicano senza remore dei dazi laddove ritengano che ci siano delle situazioni di potenziale squilibrio, se non addirittura danno per le produzioni interne. In Italia questo non succede, anzi, privilegiamo in ragione dei presunti aiuti, importazioni a dazi “0” che mettono in crisi settori già non floridi. Mi riferisco al settore oleario che da poco ha visto incrementare di 35mila tonnellate, oltre alle 56.700 già autorizzate, l’import dalla sola Tunisia (100 milioni di bottiglie). Le attuali importazioni dai paesi nord-africani aiutano molto l’industria olearia, assai presente nella nostra regione, che con etichette riconducibili a un territorio di fama approfittano per fare business alle spalle del mondo agricolo. Se dovessimo ragionare alla stessa stregua mi viene da immaginare che per salvare un settore assolutamente in crisi, un paese terzo ci venga in aiuto acquistando senza tante cerimonie trentamila tonnellate di olio extra vergine d’oliva alla cifra di 10 euro al chilo. E tutto per poterci permettere la sopravvivenza. Al momento nessuno Stato ha ritenuto di fare ciò... L’aiuto che possiamo e dobbiamo invece dare ai paesi di-là dal Mediterraneo è di altro genere. Dobbiamo aiutarli a crescere al loro interno per professionalità, qualità e sviluppare nuove attività con regole simili alle nostre. Dobbiamo insegnare loro burocrazia, incertezze, lungaggini. Caro assessore, auspico che da parte sua, come nostro referente, ci sia un impegno per difendere i nostri valori e sostenga a livello mondiale i prodotti della Toscana: ciò non fa bene solo al mondo agricolo, bensì al turismo, alla moda e all’ambiente.
(*Presidente Confagricoltura)