Firenze, 15 ottobre 2021 - «Adesso siamo più tranquilli". Rassoul Bissoultanov è stato estradato in Italia e Luigi Ciatti, che ha visto e rivisto i video in cui il ceceno sferra un calcio alla testa di suo figlio Niccolò, uccidendolo, non può che tirare un sospiro di sollievo.
Per oltre quattro anni, la Spagna ha perso tempo a fissare il processo per l’omicidio, fino a fare scarcerare il principale imputato dell’omicidio di Lloret de Mar. Ora, con l’estradizione di Bissoultanov, l’inizio del dibattimento del 26 novembre a Girona diventa addirittura un’incognita, ma per la famiglia Ciatti non è più una priorità: "L’importante è che non esca dal carcere", ripete il padre simbolo della battaglia, della "Giustizia per Niccolò" urlata in ogni angolo, non soltanto a Scandicci, dove i Ciatti vivono, o a Firenze, dove il 22enne gestiva un banco di ortofrutta al mercato di San Lorenzo: ormai è l’Italia intera a essersi presa a cuore questa causa. E forse, a questo punto, anche il trasferimento del processo a Roma, dove ora è detenuto Bissoultanov, sarebbe la soluzione più naturale.
"Staremo a vedere - dice ancora Luigi -, ancora non abbiamo capito cosa può succedere. Abbiamo ricevuto le notifiche per il processo di Girona, ma a questo punto molto dipende da eventuali accordi tra il nostro paese e la Spagna". La stessa d iplomazia che ha permesso, dopo l’arresto del ceceno in Germania in virtù del mandato d’arresto europeo , di portare il ceceno in Italia. Bissoultanov, 29 anni, atleta di lotta greco romana e pure di Mma, in Spagna è accusato di omicidio premeditato in concorso con il connazionale Mosvar Magomadov. Quest’ultimo, secondo i carabinieri del Ros, adesso si troverebbe detenuto in Spagna.
La notte del 12 agosto 2017, Bissoultanov e Magomadov vennero intercettati dai mossos d’esquadra subito dopo il pestaggio avvenuto sulla pista della discoteca Sant Trop. Ma mentre Rassoul finì nel carcere di Figueres, l’altro venne subito liberato e rientrò a Strasburgo, in Francia assieme a un terzo ceceno che non è mai stato indagato per l’aggressione.
Lo scorso febbraio, l’inchiesta dei Ros aperta parallelamente a quella spagnola (come prevede il nostro ordinamento in caso di crimini violenti commessi in danno di italiani all’estero) era culminata in due ordinanze di custodia cautelare del giudice per le indagini preliminari di Roma. Ma in quel momento, Bissoultanov era detenuto, e la Francia, paese in cui si trovava Magomadov quando è stato raggiunto dal provvedimento, non convalidò il suo arresto.
Ma la situazione è cambiata lo scorso agosto: a Bissoultanov sono scaduti i termini di carcerazione preventiva ed è stato posto in semilibertà. Il giorno 3, mentre si trovava a Strasburgo su autorizzazione del giudice, ufficialmente per prendere dei documenti, ha lasciato la Francia e ha raggiunto la Germania. La polizia di Kehl lo ha fermato e, vedendo il mandato d’arresto europeo spiccato dall’Italia che pendeva sulla sua testa, lo ha tratto in arresto. I giudici tedeschi hanno poi deciso per l’estradizione. E oggi, Bissoultanov è un ospite delle carceri italiane.