
Un Toscana Pride passato
In prima linea a favore delle persone Lgbtqia+ che sono ancora penalizzate “sia dal punto di vista psicologico sia sociale” a causa di “discriminazione, pregiudizio e politiche restrittive”. D’altra parte, l’Ordine degli Psicologi della Toscana ha concesso per due anni consecutivi il proprio patrocinio al Toscana Pride e la sua presidentessa, Maria Antonietta Gulino (che proprio oggi, 14 aprile 2025, è stata eletta presidentessa del Consiglio Nazionale degli Psicologi, prima donna ricoprire questo incarico) è un’attiva sostenitrice dell’inclusione e dell’autodeterminazione.

Dottoressa Gulino, come l’ambiente può influire su queste personalità?
“Creando stress, ansia, depressione soprattutto fra gli adolescenti. Il senso di esclusione e l’impossibilità di esprimere liberamente la propria identità possono portare a difficoltà relazionali e a grossi problemi di autostima. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a una maggiore sensibilizzazione grazie all’attivismo, alla ricerca scientifica e al supporto di molte istituzioni come la nostra”.
Ma gli allarmi che provengono da tutto il mondo la preoccupano?

“In effetti la situazione in molti Paesi è preoccupante; si assiste a un aumento delle restrizioni legislative e della repressione nei confronti delle persone Lgbtqia+ con la criminalizzazione dell’identità di genere: talvolta la parola ‘genere’ sembra addirittura essere per alcuni pericolosa. Ma ormai tutti dovrebbero sapere che non esiste una ‘ideologia gender’, ma studi e ricerche di genere, ovvero un campo interdisciplinare che si occupa della costruzione sociale e culturale del genere, che supera la concezione binaria di maschile e femminile, per ridurre gli stereotipi fino ad annullarli. Perciò è fondamentale mantenere alta l’attenzione e sostenere ogni libera espressione di se stessi e dei diritti umani e civili universali”.
Esiste una qualche speranza che la percezione sociale possa cambiare?
“Sì, ci vuole però tempo e interventi di sensibilizzazione devono essere diffusi e mirati, per continuare a scardinare gli stereotipi e certe discriminazioni, che sono pensieri automatici e strutturati e si palesano sia in maniera esplicita sia implicita. Resiste per esempio ancora l’idea errata che attribuisce la parola ‘diverso’ all’orientamento sessuale e all’identità di genere o, peggio ancora, al ‘patologico’. Quanto di più lontano dalla realtà, lo afferma anche l’Organizzazione mondiale della sanità che ha da tempo chiarito che omosessualità e transessualità non sono disturbi, non sono malattia. E noi psicologi lo sosteniamo ogni volta che accompagniamo nella crescita, quando interveniamo con le famiglie o a scuola, quando siamo chiamati a fare prevenzione, supportati dal nostro codice deontologico che è a favore dell’autonomia e dell’autodeterminazione come base per una crescita in salute.”
Che cosa bisogna fare per cambiare questa tendenza?

“Formare a tutti i livelli, portare avanti attività scientifiche e politiche professionali per far sentire le nostre voci, fare prevenzione soprattutto nella scuola, dove il bullismo omofobico è purtroppo in crescita e può portare a conseguenze drammatiche fra gli adolescenti, come il rischio di suicidio e l’isolamento. Il Comitato pari opportunità del Consiglio nazionale degli psicologi propone costantemente corsi di formazione sull’abbattimento degli stereotipi che spesso sono all’origine della violenza di genere”.
Proprio la condizione degli adolescenti fa più paura?
“Sono i più vulnerabili. Crescere in un ambiente ostile, giudicante, conformista e non accogliente può avere conseguenze pesanti sul benessere psicologico, relazionale e sulla loro salute in generale. Molti giovani Lgbtqia+ devono fare i conti con il rifiuto familiare, con violenze domestiche e con la forte preoccupazione di un allontanamento fisico; dunque politiche di tutela e accoglienza anche abitative sono sempre più necessarie”.
Su che base si sostengono questi ragazzi o ragazze?
“Essenziale è che le scuole diventino spazi sicuri, dove sia i genitori sia gli insegnanti possano coltivare il terreno dell’ascolto e del dialogo, partecipando a programmi formativi rivolti ai giovani e agli adulti che aiutino a conoscere e approfondire i temi Lgbtqia+, che parlino di educazione affettiva e di rispetto dei diritti”.
E quindi cosa è necessario?
“Un impegno su più fronti. Le istituzioni devono garantire diritti e tutele legali contrastando ogni forma di discriminazione normativa. Mentre la società civile deve lavorare per un cambiamento culturale che passi attraverso l’educazione, la rappresentazione mediatica e il dialogo. Il riconoscimento dei diritti non è solo una questione legislativa, ma anche etica: ogni persona ha diritto a essere se stessa senza la paura di dover subire violenze o discriminazioni”.
Dottoressa Gulino, quale messaggio lancia la psicologia alle nuove generazioni?
“Informarsi sempre, cercare supporto, non accettare l’odio come qualcosa di normale. La diversità è un valore, non è un difetto, non è una mancanza. A chi invece ha ancora pregiudizi dico di ascoltare le storie, di sintonizzarsi, di non avere paura di esporsi ed esprimersi per difendere i diritti degli altri. Prima o poi capita a tutti di diventare ‘gli altri’. Sembra una frase banale ma in realtà è profondamente vera e ripeterla è sempre utile ed efficace”.
Nelle coscienze di ognuno di noi come possiamo agire?
“Ricordando che il rispetto dei diritti Lgbtqia+ non toglie nulla a nessuno, ma sono conquiste di libertà e di grande apertura per tutti e tutte”.
Darete il patrocinio anche al Gay Pride 2025 che per la Toscana si terrà il 21 giugno a Prato?
“Lo abbiamo richiesto. Spero proprio che ciò avvenga. Noi psicologi ci siamo e ci saremo”.