Porto Venere (La Spezia), 7 agosto 2024 – Esemplari di ostriche perlifere del Mar Rosso nel Golfo spezzino. Ma anche meduse. Tante, forse troppe, quelle presenti lo scorso finesettimana nel mare davanti a calata Doria, a Porto Venere. Tanto che gli organizzatori di una competizione sportiva di nuoto, nonostante le decine di partecipanti giunti anche da fuori regione, hanno preferito sospendere la gara per non esporre gli atleti al rischio di reazioni cutanee. Le “signore del mare“, le eleganti quanto urticanti meduse, sono sempre più presenti nel Golfo, soprattutto nel canale che separa Porto Venere dalla Palmaria. Si tratta di uno degli effetti del cambiamento climatico che sta causando il surriscaldamento delle acque, ma certamente non è il solo.
Recentemente i mitilicoltori hanno trovato addirittura esemplari di ostriche perlifere del Mar Rosso, sicuramente attirate dall’innalzamento della temperatura dei fondali. Sembra invece scomparso dalla scena il famigerato granchio blu: delizioso – per il palato – crostaceo d’importazione tropicale ampiamente utilizzato in cucina, anche dai ristoratori della zona, e ora pescato quasi esclusivamente nell’Adriatico. "Le meduse – spiega Paolo Varrella, presidente della Cooperativa dei mitilicoltori spezzini – sono esseri affascinanti e antichi, che si riproducono in massa. Probabilmente la cospicua presenza nel nostro Golfo di specie relativamente innocue come il classico ’polmone di mare’ o la ’pelagia noctiluca’ è dovuta alle correnti fredde che arrivano dal fondale al largo della costa. Ma non si tratta dell’unico elemento che testimonia un fenomeno indiscutibilmente in corso, ossia quello dei cambiamenti climatici".
I mitilicoltori sono coinvolti direttamente, in sinergia con Arpal e Asl, in una campagna di monitoraggio della qualità delle acque. E hanno riscontrato che, a fronte di una sostanziale stabilità della temperatura media estiva, nei mesi invernali raramente la colonnina di mercurio riesce a scendere sotto i 13° C. Il surriscaldamento delle acque spiega le meduse – "La loro presenza è il male minore, dal momento che non vi è traccia in zona né di ’caravelle portoghesi’ nè di ’cubomeduse’" – ma anche di altre forme viventi. "Recentemente sono stati identificati, nei pressi dell’isola di Montecristo, esemplari di vermecane, anellide carnivoro e urticante che potrebbe rappresentare un pericolo per l’uomo. Ma anche la migrazione delle tartarughe marine verso nord, con nidificazione sulle spiagge di tutto il Tirreno, è indice del cambiamento". E riferendosi alle ostriche perlifere del Mar Rosso, che lui stesso ha identificato, Varrella conclude: "Non so se questo sia un bene o un male, il loro habitat sarebbe un altro".