
Una recente manifestazione dei dipendenti dell’Oto Melara
La Spezia, 17 novembre 2021 - Il governo si dice "attento", il coro di no arrivato dalla politica è unanime, ma il rischio di vedersi sottrarre da mani estere un’azienda strategica del settore difesa è più che mai alto. L’ex Oto Melara, oggi Bu Sistemi difesa di Leonardo, azienda spezzina leader internazionale nella produzione di carri armati e cannoni, è al centro di un risiko dell’industria armiera europea che potrebbe portarla in mani straniere.
Oltre mille dipendenti e un valore di 440 milioni, sull’ex Oto si è mosso il Consorzio Knds, colosso nato dall’unione tra la francese Nexter e la tedesca Krauss-Maffei Wegmann, responsabile della produzione del nuovo carro armato europeo, che avrebbe presentato un’offerta tra i 650 e i 700 milioni per mettere le mani non solo sulla fabbrica spezzina di tank e sistemi d’arma, ma anche sulla Wass, altra azienda del gruppo Leonardo specializzata in siluri e sistemi subacquei. Uno scenario che da una parte significherebbe il coinvolgimento italiano nel progetto euro tank, sia pure marginale, ma dall’altra porterebbe il Paese a perdere una fetta importante della leadership, del know how e del mercato di settore: basti pensare che il cannone 76/62 di Oto Melara è il più diffuso sulle navi da guerra. All’offerta del consorzio franco tedesco guardano con diffidenza i sindacati e anche la politica, unita nel sostenere l’esigenza di tenere l’azienda in mani italiane e che guarda all’ipotesi di una cessione dell’asset di Leonardo a Fincantieri.
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, a margine del Consiglio Ue, sottolinea la "grande attenzione affinché il presidio italiano su questa materia non venga meno. Siamo impegnati non solo come Difesa, ma anche con il ministro dell’Economia e del ministro dello Sviluppo economico", spiegando come l’ex Oto "produca prodotti di eccellenza. Ci stiamo confrontando con Leonardo e altre realtà italiane che possono essere interessate. L’obiettivo è mantenere un presidio nazionale, aperto a una dimensione di cooperazione industriale europea".
Matteo Marcello