LAURA VALDESI
Cronaca

Palio, il mossiere lascia dopo il caos. Le contrade decidono la conferma, ma lui se ne va dopo gli insulti

L’abbassamento del canape alla partenza aveva scatenato un turbinìo di attacchi per la sua regolarità. Colpo di scena al vertice di ieri sera: "Ambrosione può restare". Però non accetta e torna Bircolotti

Il mossiere Bartolo Ambrosione esce da piazza del Campo scortato dalle forze dell’ordine dopo la mossa contestata (Foto Lazzeroni)

Il mossiere Bartolo Ambrosione esce da piazza del Campo scortato dalle forze dell’ordine dopo la mossa contestata (Foto Lazzeroni)

Siena, 9 luglio 2024 –  “Ogni partenza è fine a se stessa, assomiglia alle onde del mare perché non ce n’è una uguale all’altra". Così Daniele Masala, ex campione di pentathlon, oggi docente universitario e cavaliere della Repubblica, nell’agosto 2003 fotografava la fase più delicata e densa di tensioni del Palio, quella della partenza appunto. Tornava dopo 14 anni a fare il mossiere. Il ruolo più importante perché, come recita l’articolo 65 del Regolamento della Festa senese, "è il solo giudice inappellabile del momento in cui la mossa è da darsi e della sua validità". Quante vittorie sono state, se non decise fortemente influenzate da un abbassamento dei canapi magari avventato. O con le contrade fuori posto.

L’operato del mossiere a Siena è questione di stato. Com’è accaduto nell’ultimo Palio, corso il 4 luglio per via della pioggia. "La prima era molto meglio. Ma dopo mezz’ora temevo che la situazione potesse peggiorare", la confessione di Bartolo Ambrosione, il più longevo nel ruolo del Palio moderno con le sue 19 Carriere. Stella azzurra dell’equitazione alle Olimpiadi del 1984 e 1988. Finito sotto una grandinata di accuse. "Una non mossa", la bolla il capitano della contrada della Pantera parlando di "ciclo chiuso" e di mancato rispetto del Regolamento. Lo stesso sindaco di Siena Nicoletta Fabio ammette a caldo: "Abbiamo un problema di mossa". I capitani che partecipano al Palio del 16 agosto ieri sera si sono riuniti decidendo di confermarlo ma, alle 20,30 il colpo di scena: Ambrosione non ha accettato dopo tutti gli strali. A dire sì è stato invece Renato Bircolotti, il mossiere del Palio della ripartenza dopo il Covid che, a sua volta, era stato travolto da un’ondata di polemiche lasciando il posto proprio ad Ambrosione.

Il mossiere può essere un campione olimpico o un alto ufficiale ma nel Palio chi sbaglia paga. E viene messo alla porta. Persino se ha le stellette. Ne sa qualcosa il generale Norberto Capozzella, che aveva lavorato anche con Piero d’Inzeo, leggenda dell’equitazione azzurra, ben sei medaglie olimpiche, anch’esso sul verrocchio per due Palii nel 1986 e 1987. Perché per questo ruolo Siena pretende figure di indiscusse qualità, prime fra tutte moralità e capacità di restare sempre al di sopra delle parti. Di essere tutto meno che protagonista. A Capozzella, per la cronaca, dopo il 2 luglio 2003 venne dato il benservito dai capitani all’unanimità perché non aveva capito lo spirito della Festa, si disse, ed interpretato correttamente la mossa. Non l’unico ’salutato’ dai dirigenti e dal Comune, che con atto di giunta ratifica la nomina. Il 16 agosto 1999, infatti, dopo l’esonero di Mario Turner, a farsi carico di questo compito fu costretto addirittura Enzo Giorgi, un dipendente comunale che per decenni è stato l’ombra, silenziosa e mai ingombrante, dei mossieri di grido come D’Inzeo appunto ma anche Giorgio Guglielmi di Vulci e Dino Costantini, Mauro Checcoli, solo per citarne alcuni.

Non deve essere permaloso il mossiere. Quando sale sul verrocchio fioccano improperi, offese e parole grosse. "Credo che faccia parte del gioco. In quel momento la preoccupazione per la propria contrada è così importante che, non li giustifico, ma ci sta. Cerco di estraniarmi, sarebbe sciocco cadere nel tranello di distrarmi", ammetteva mesi fa Ambrosione. Le offese dei contradaioli ci possono stare ma restare in Paradiso a dispetto dei santi no: così è finito un ciclo. Mossiere, si cambia.