TITTI GIULIANI FOTI
Cronaca

"Pablito, il mio campione nel cuore di tutti"

A un anno dalla scomparsa di Paolo Rossi, la moglie Federica Cappelletti racconta il loro amore : "Un’eredità per le nostre bambine"

Federica Cappelletti con Pablito e le bimbe: "Un secondo matrimonio alle Maldive"

Firenze, 7 dicembre 2021 - «No non ci si abitua all’assenza, perché diventa una presenza. Dolce e struggente se si vuole, ma che sta lì a ricordarti che tutto ormai è compiuto e non si può tornare indietro. E chi è andato via non lo vedrai mai più per sempre. Lo potrai pensare, sentire vicino e coccolarlo nel tuo cuore, ma non lo vedrai più. Bisogna farsene una ragione: Paolo è nel mio cuore ma non lo vedrò più. Lui, come la mia mamma". Fa paura, dedicare il resto della vita a far essere all’improvviso qualcosa che non c’è più. Destino, persone, una storia che è la tua, e un’esistenza nuova che stenta a esistere. È’ nostra collega Federica Cappelletti, 49 anni, giornalista, moglie e da un anno vedova del campione di calcio Paolo Rossi che ha presentato ieri al Conventino Caffè Letterario di Firenze, il suo libro “Per sempre noi due. Le nostre parole d’amore“, edito da Rizzoli. 

Federica nel tuo libro racconti il tempo. Si parte dalla fi ne e ci si ritorna. "Perché il tempo è quel tesoretto di cui non conosci l’ammontare, finché non sei arrivata alla fine. E avevo fatto una promessa a Paolo negli ultimi giorni della sua vita". Quale? "Parlavamo di noi, del nostro rapporto, del nostro stare insieme. Mi diceva: non dimenticarti, non disperdere il nostro amore, fanne tesoro. Avevamo riguardato gli album delle fotografie, di quando eravamo soli, all’inizio e poi con le bambine e sentivamo la felicità partire dal cuore. Ci trovavamo commossi a leggerci negli occhi. Un libro, perché ci eravamo lasciati con questa specie di promessa". Quanto costa tradurre emozioni in parole? "Tanto. Perché sono nuovi istanti, è come tornare dall’inizio, quando il corpo comanda. E allora capisci che le parole non sono più al tuo servizio, ma è il contrario. E può capitare che le parole finiscano nel dolore e puoi anche dimenticarle". Perché? "Perché sembrerà strano ma parlano lingue diverse dalla tua. Allora ho buttato giù parole per non perderle. Quando l’editore mi ha chiesto di scrivere questo libro per me è stato un percorso dolorosissimo, fatto di pianti e pensieri che faticavano a tornare. Per difesa la mia mente aveva oscurato il passato, poi piano piano è riaffiorato. Ma ho pianto sempre, è stato come andare in terapia". L’alfabeto dei sentimenti è universale. "È vero. Allora scrivevo la mattina alle 5 quando le bimbe non mi vedevano, per non farle soffrire. Mi sono fatta forza, perché più pensavo a questo libro e più mi sembrava importante. Volevo fosse un testamento per loro, perché era giusto sapessero da quale amore erano state generate. Un libro che dovrà essere quasi un testamento per loro. Perché concordato con lui, il loro papà". Una lunga storia d’amore. "Racconto dal primo giorno che ci siamo incontrati, a Perugia nel 2003 quando doveva presentare un mio libro. L’avevo cercato proprio io Paolo, e all’inizio mi disse di no. Poi avevo un po’ insistito e aveva cambiato idea in coincidenza con vari scioperi aerei e lui era a Sofia. Incredibile ma vero, arrivò: con l’unico volo disponibile e strani scali. Ma arrivò. Gli dissi: da ora mi puoi chiedere quello che vuoi". Secondo te perché la gioia deve diventare un tormento? "Non riesco a rispondere a questa domanda. So solo che lo strappo è stato troppo grande e che la mia vita senza Paolo non sarà più la vita sognata con le nostre figlie. È come come se mi avessero strappato un pezzo di cuore. È difficile dare un senso alle cose che faccio, allora ci ho scritto un libro". Avete replicato la promessa di matrimonio alle Maldive. « È stata la cosa più bella un secondo prima della malattia. Con le bambine avevamo preparato questa sorpresa, sulla spiaggia a sua insaputa. Tutte e tre eravamo vestite come il giorno del matrimonio. Lui vede l’altare i fiori e dice ai nostri amici: toh un matrimonio. Saranno russi, solo loro si sposano così. E invece eravamo noi. Con lui".